Boeing fa appello ai mercati finanziari

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L’azienda aeronautica americana è sull’orlo del collasso e vuole evitare a tutti i costi il ​​fallimento. Il produttore di aerei ha bisogno di ricostituire il proprio flusso di cassa.

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Pubblicato il 16/10/2024 07:42

Aggiornato il 16/10/2024 07:45

Tempo di lettura: 2 minuti

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I dipendenti lavorano sugli aerei Boeing 737 MAX presso lo stabilimento Boeing Renton di Renton, Washington, il 27 marzo 2019. (JASON REDMOND/AFP)

“A tutti i costi” ! L’espressione è appropriata, poiché da grandi mali derivano grandi rimedi. Di fronte a un debito di oltre 50 miliardi di dollari, a ripetuti problemi industriali e a un gigantesco sciopero che paralizza la produzione negli Stati Uniti, il nuovo amministratore delegato della Boeing decide di colpire duro. Nominato appena due mesi fa a subentrare, Kelly Ortberg vuole trovare 25 miliardi di dollari (quasi 23 miliardi di euro) per ricostituire le sue casse e ottenere dai suoi banchieri un cuscinetto di liquidità di almeno dieci miliardi attraverso un aumento di capitale. Queste le misure annunciate dal gruppo martedì 15 ottobre.

Gli investitori risponderanno? La tecnica della Boeing è emettere obbligazioni. A differenza delle azioni vendute sul mercato azionario, le obbligazioni sono titoli di debito che possono essere acquistati dagli investitori (l’equivalente dei titoli di Stato emessi dagli Stati per ripagare i propri debiti). Gli investitori non ci rimetteranno, perché sanno che, nonostante le difficoltà, la Boeing ha oggi un portafoglio ordini di circa 5.000 aerei, l’equivalente di 500 miliardi di dollari (circa 460 miliardi di euro). Questi soldi ritorneranno una volta che la società avrà risolto i suoi problemi e i creditori potranno quindi recuperare il loro investimento, con una plusvalenza lungo il percorso. Dobbiamo quindi aiutare la Boeing a resistere.

Già alle prese con gli incidenti aerei del 2018 e 2019 che provocarono 346 morti, e i ripetuti contrattempi tecnici – tra i bulloni mancanti nella cabina e la porta strappata durante il decollo – si aggiunge un pesante conflitto sociale. Da metà settembre circa 33.000 dipendenti sono in sciopero negli stabilimenti nel nord-ovest degli Stati Uniti che producono aerei di punta come il 737, il 777 o programmi militari. Il blocco è già costato tre miliardi di dollari in un mese e il gruppo ha appena annunciato la soppressione del 10% dei suoi dipendenti, l’equivalente di 17.000 posti di lavoro. Il conflitto sociale si basa sul disaccordo sulle proposte salariali, mentre le discussioni tra la direzione e il potente sindacato internazionale dei macchinisti sono in fase di stallo. Quanto più a lungo continua lo sciopero, tanto più Boeing rischia di vedere abbassato il suo rating da parte delle agenzie di rating. Gli esperti non escludono più il rango di “titoli spazzatura” per il produttore di aerei. La nota peggiore che deve essere evitata… a tutti i costi.

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