rivalutazione registrata nonostante l’opposizione di Medef

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Manifestanti marciano dietro uno striscione con la scritta “ritiro della riforma pensionistica, salari più alti e aumento delle prestazioni pensionistiche”, a Tolosa, 6 giugno 2023. LIONEL BONAVENTURA/AFP

Il valore ritenuto per l’aumento non è una sorpresa, ma sono molto più sorprendenti le condizioni in cui è stato posto. Martedì 15 ottobre le parti sociali hanno deciso di aumentare dell’1,6% le pensioni versate dall’Agirc-Arrco, il piano complementare per i dipendenti del settore privato cogestito da sindacati e datori di lavoro. Un fatto molto insolito – forse senza precedenti – è che questa scelta è stata ratificata nonostante l’opposizione del Medef, anche se questo movimento padronale esercita un’influenza determinante, in tempi normali, sulla gestione del sistema. Un risultato ottenuto grazie all’alleanza di cinque organizzazioni dei lavoratori e dell’Unione delle imprese locali (U2P), che difende commercianti, artigiani e libere professioni. Un risultato del genere potrebbe suscitare qualche scintilla tra i protagonisti, proprio nel momento in cui dovranno avviare, su richiesta del governo, il dibattito sull’assicurazione contro la disoccupazione e sull’occupazione degli anziani.

La rivalutazione, rilevata martedì dal consiglio di amministrazione di Agirc-Arrco, ha effetto dal 1È novembre per i prossimi dodici mesi e riguarda circa 14 milioni di persone. Risulta inferiore di 0,2 punti rispetto all’inflazione prevista per il 2024 (ovvero +1,8%), in linea con le regole che sindacati e datori di lavoro si sono dati per gestire il regime. Per quest’anno finanziario si prevede che le pensioni complementari seguiranno l’evoluzione dei prezzi ma saranno ridotte di 0,4 punti, il che comporterebbe un aumento dell’1,4%. Le parti sociali hanno però la possibilità di allontanarsi leggermente da questa percentuale (di 0,4 punti, sia verso l’alto che verso il basso), in base ad un accordo da loro firmato.

Diverse organizzazioni dei lavoratori hanno approfittato di questi margini di manovra per reclamare, all’inizio della riunione di martedì, un aumento dell’1,8%. Medef, così come la Confederazione delle Piccole e Medie Imprese (CPME), hanno proposto un +1,5%. Alla fine la maggioranza è emersa a favore dello scenario +1,6%.

“Abbiamo deciso di andare avanti insieme”

Si tratta di“buone notizie per i pensionati”ha dichiarato mercoledì mattina Marylise Léon, segretaria generale della CFDT, alla televisione del Senato Pubblico. “Abbiamo raggiunto un terreno comune soddisfacente”affidato a Mondo Michel Beaugas, segretario confederale della Force Ouvrière. “Abbiamo chiesto una progressione pari all’inflazione, il che era del tutto legittimo. Tuttavia, in uno spirito di responsabilità, abbiamo trovato collettivamente un punto di convergenza al +1,6%”continua Christelle Thieffinne, a nome della CFE-CGC. La CGT, attraverso il suo segretario confederale, Denis Gravouil, “NO [crie] non la vittoria»perché anche all’inizio delle trattative chiedeva un +1,8%. Ma ha preferito dare il via libera alla soluzione del +1,6%, così come gli altri sindacati e l’U2P, altrimenti si correva il rischio, secondo Gravouil, di ritrovarsi con un valore più basso, o addirittura di mancarlo rivalutazione, dovuta alla distribuzione dei diritti di voto all’interno del consiglio di amministrazione.

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