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Per il presidente di ArcelorMittal tutti i siti di produzione dell’acciaio in Europa sono a rischio di chiusura

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Alain Le Grix de la Salle, presidente di ArcelorMittal Francia, mette in guardia sulla produzione europea di acciaio. Chiede la mobilitazione delle autorità pubbliche di fronte alla concorrenza internazionale sempre più forte.

Pubblicato il 23/01/2025 07:43

Aggiornato il 23/01/2025 07:45

Tempo di lettura: 3 minuti

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Il sito ArcelorMittal a Fos sur Mer (foto illustrativa, 26 settembre 2024). (NICOLAS VALLAURI / MAXPPP)

Alain Le Grix de la Salle, presidente in ArcelorMittal Francia, è stato ascoltato mercoledì 22 gennaio dalla Commissione Affari Economici dell’Assemblea Nazionale. E’ andato dritto al punto affermando che “tutti i siti europei presentano oggi rischi di chiusura”, se non si farà nulla per tutelare l’industria siderurgica del Vecchio Continente. Questa è la risposta, che non potrebbe essere più chiara, che il capo della Arcelor ha dato a un deputato che gli chiedeva se poteva impegnarsi a far sì che nessuna fabbrica del gruppo venisse chiusa in Francia quest’anno.

Per giungere a questa conclusione, il produttore siderurgico sottolinea il costo eccessivamente elevato dell’energia in Europa che, nonostante un netto miglioramento per le famiglie, resta un fardello molto pesante per le grandi aziende di consumo, come nel caso della metallurgia. Menziona anche la sovrapproduzione di acciaio cinese che sta inondando il mondo grazie ai prezzi molto bassi. Con oneri fiscali molto più pesanti, i produttori europei non possono competere. Infine, il terzo elemento determinante: la carenza di domanda interna in Europa a causa di un’economia in rallentamento. La crisi è violenta.

Per parlare solo della Cina, nel 2024 ha esportato tra i 100 e i 120 milioni di tonnellate di acciaio, l’equivalente di tutto il consumo europeo nell’anno. Oggi, la sovraccapacità globale è stimata fino a 600 milioni di tonnellate di produzione annua. E questo fenomeno strutturale durerà. In queste condizioni è complicato per i produttori siderurgici europei rimanere competitivi, con le minacce che ciò comporta per l’occupazione.

Il gruppo tedesco Thyssenkrupp – il principale concorrente di Arcelor – prevede di tagliare 11.000 posti di lavoro entro il 2030 (il 40% della sua forza lavoro). In Francia, Arcelor-Mittal dovrà chiudere gli stabilimenti di Denain (Nord) e Reims (Marna) entro la primavera. Sono interessate circa 135 posizioni, una trentina a Strasburgo e Valencia… per non parlare della sospensione degli investimenti nella decarbonizzazione (quasi due miliardi di euro in meno a Dunkerque).

Non si tratta di opporsi alle importazioni. L’acciaio viaggia, è normale. Ma l’Europa deve difendere i propri interessi contro la Cina e gli Stati Uniti di Donald Trump, che proteggeranno con ogni mezzo il loro mercato. Il costo delle emissioni di carbonio da parte dell’industria emergerà sempre più come un fattore veramente determinante.

svizzero

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