Abbiamo bisogno di un po’ di leggerezza. Per alcuni è il periodo dell’anno che rende difficoltoso camminare: il freddo e il buio pesano. Per altri, è piuttosto il clima sociale e politico a trascinarli verso il basso: i segnali di speranza sono troppo timidi per entusiasmarci.
Per ottenere la rinascita della primavera bisogna accettare le inevitabili perdite. Non dobbiamo illuderci: agire come se nulla cambiasse in noi e attorno a noi è condannarci all’inerzia. E ciò che è statico muore.
Andare avanti richiede il lutto. Ce ne sono molti a gennaio. Il passaggio da un anno all’altro ci impone di lasciare dietro di noi i ricordi del tempo trascorso andando avanti. Per gli amanti della stagione bianca c’è il lutto dell’inverno che non è ancora arrivato, e che non arriverà, almeno come lo conoscevamo un tempo. Con il giuramento dei nuovi leader politici si segna anche la fine di un mondo segnato da un ecosistema familiare.
In lutto
Ci sono anche persone che ci lasciano. Domenica scorsa abbiamo appreso della morte di Kim Yaroshevskaya. Con il suo personaggio di Franfreluche, ha fatto parte degli inizi della vita della Generazione X. Per molti di noi, è una parte della nostra infanzia in lutto.
Fu ambasciatrice della leggerezza in un mondo caratterizzato dalla gravità: visse dall’altra parte della “cortina di ferro” sotto la coltre di piombo del regime stalinista. La sua vita è una storia meravigliosa in cui ha giocato con coraggio. Orfana russa, emigrò in Quebec nel 1933, all’età di dieci anni. Formatasi all’École des Beaux-Arts de Montréal, il suo percorso artistico rivela il valore di questi rifugiati che arricchiscono il tessuto sociale e culturale del nostro Paese.
Al di là dei suoi ruoli teatrali, è il suo personaggio di Franfreluche, creato nel 1954 e interpretato per una quindicina d’anni, che gli sopravviverà. Ho un ricordo vivido, da bambino, di quando correvo a finire la cena per ascoltare Franfreluche alle 17,30. Il grande libro dietro il quale si vedeva la punta della sua testa suggeriva che stavamo per entrare in una storia grandiosa. Questo è infatti ciò che stava accadendo.
Si è letteralmente tuffata nel libro. Adesso i personaggi stesi sul foglio si alzavano per comunicare con lei. Ha posto loro delle domande ed è entrata nel loro mondo. Ha dato carne ai personaggi. Ha parlato di come respirava. Al di là degli aneddoti e dei dettagli, trasmetteva un respiro che la animava. Lascia una grande eredità.
Settimana della Parola
Domani inizia la Settimana della Parola nella Chiesa. La Bibbia è un compendio di storie che da secoli vengono tramandate oralmente di generazione in generazione. Raccontando la storia, il narratore ci porta a vedere la scena, ad annusare gli odori, a sentire la vicinanza dei personaggi. Scegliendo e adattando le parole, aggiunge un registro figurativo e ci permette di proiettarci nella storia. È estremamente prezioso per scoprire o riscoprire testi che siamo abituati ad ascoltare distrattamente o fraintendendo.
La sfida è grande: ogni generazione deve appropriarsi delle storie e trovare il proprio modo di raccontare i testi biblici che appartengono prevalentemente al genere narrativo. Per fare questo, dobbiamo evitare la trappola della semplificazione e accettare un vero lavoro di interpretazione. Il patrimonio di sapienza contenuto nella Bibbia si trasmette anche… raccontando storie! Buona settimana!
Questa settimana…
Ascoltato di nuovo con piacere un racconto di Fred Pellerin. E ho pensato anche ai nostri narratori locali: Dominique Breau, Cédric Landry e Anne Godin. Attraverso l’intrigo e la meraviglia, le loro storie affrontano temi esistenziali: paura, rabbia, amore, verità. E i loro personaggi ci aiutano a strutturare la nostra personalità incarnando tutta la complessità umana.
Gratuito una Bibbia in regalo in occasione di un battesimo. È un dono da fare ai bambini, grandi e piccini, per raccontare loro storie bibliche. Non capiscono tutto. Ma non sempre il misterioso deve essere compreso per nutrire. E ciò che oggi è misterioso diventerà più chiaro più tardi.
Partecipato alla conferenza inaugurale dell’anno Louis-Mailloux preparata e tenuta da Clarence LeBreton. Riportando in vita i documenti d’archivio, ha raccontato una storia di lotta e coraggio. Ha la capacità di risvegliare il nostro coraggio per affrontare venti violenti. In realtà, raccontare storie non è così innocuo come potrebbe sembrare.
Scritto sulla Parola di Dio. Per i cristiani la Parola è prima di tutto persona: il Verbo si è fatto carne ed ha abitato in mezzo a noi. Ciò non impedisce al cristianesimo, come alle altre religioni monoteistiche, di avere libri che contengono il contenuto della rivelazione. Per saperne di più, attività virtuali gratuite sono proposte nell’ambito della “Settimana della Parola” e sono disponibili sul sito: diocesebathurst.com.
Recensito nella mia testa è venuta l’illustre Viola Léger a raccontare ai bambini del catechismo la storia della pesca miracolosa. I visetti di questi bambini, imbrattati di sonno la domenica mattina, si svegliavano ad ogni frase. Alla fine del racconto, sui volti rotondi come i soli c’era tanta luce quanto sul grande muro di pietra illuminato dalla stella del mattino.
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