Lunedì i magnati del settore tecnologico erano presenti in prima fila alla cerimonia di insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, un segnale senza precedenti della loro vicinanza al nuovo potere.
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Il fondatore di Amazon Jeff Bezos, il capo di Apple Tim Cook, il capo di Meta Mark Zuckerberg, il CEO di Google Sundar Pichai, il co-fondatore di Google Sergey Brin ed Elon Musk erano in prima fila sotto la cupola del Campidoglio, dove si è svolto il giuramento del nuovo capo di Stato ha avuto luogo.
Immagine suggestiva, tutti quanti davanti a tutti i futuri ministri del governo Trump, compreso il prossimo segretario di Stato, Marco Rubio.
La maggior parte di questi grandi boss faceva parte anche del ristretto gruppo, ancora molto più ridotto che in Campidoglio, degli invitati alla cerimonia religiosa che ha preceduto l’inaugurazione.
Per quanto riguarda il boss di Open AI, Sam Altman e quello del social network TikTok Shou Chew, hanno partecipato anche alla cerimonia di inaugurazione.
Il contrasto era netto con il primo mandato di Donald Trump, durante il quale i big della new economy avevano cautamente mantenuto le distanze.
Durante la campagna del 2016, Mark Zuckerberg ha dichiarato di essere preoccupato per “voci timorose che chiedono di costruire muri e allontanare le persone che vedono come diverse”, in riferimento alla retorica migratoria del candidato Trump.
Dopo la vittoria di Donald Trump alle ultime elezioni presidenziali del 5 novembre, il cofondatore di Facebook si è recato più volte in Florida per incontrare il presidente eletto.
Si è detto “ottimista” riguardo al secondo mandato dell’imprenditore immobiliare.
“Penso che voglia solo che l’America trionfi”, ha detto nel podcast del conduttore Joe Rogan.
Elon Musk ha contribuito di tasca propria con 277 milioni di dollari alla campagna di Donald Trump e gli è stata affidata una missione extragovernativa per tagliare la spesa pubblica.
Amazon, Google e Apple hanno tutti contratti di servizio con il governo, così come Blue Origin di Jeff Bezos o SpaceX di Elon Musk, su cui la NASA fa molto affidamento per portare avanti il suo programma spaziale.
Anche i giganti della tecnologia potrebbero trarre vantaggio dalla politica di regolamentazione del governo, dato che Donald Trump è favorevole a un quadro limitato per incoraggiare la crescita.
Nel suo ultimo discorso al Paese, il presidente uscente Joe Biden ha messo in guardia da “un’oligarchia [qui] sta prendendo forma in America” e “minaccia concretamente [la] intera democrazia [ses] diritti e libertà fondamentali.
Ha parlato dell’ascesa di un “complesso tecnologico-industriale” con grande influenza, preoccupandosi della “pericolosa concentrazione del potere nelle mani di pochissimi ultra-ricchi” e delle “pericolose conseguenze se il loro potere fosse lasciato senza limiti.