Invasione russa in Ucraina, conflitto a Gaza, aumento dell’estremismo… È in questo contesto che il 20 gennaio si terrà la cerimonia di insediamento di Donald Trump, il presidente che ha utilizzato le Olimpiadi invernali per scongelare le relazioni tra le due Coree.
Se già nell’Antichità le competizioni sportive avevano lo scopo di organizzare un confronto “pacificato” tra le nazioni, l’era contemporanea si distingue sia per l’ultra-mediatizzazione, sia per percezioni antagoniste come le questioni di ecologia, genere, religione… il tutto in un ambiente globalizzato. La trappola è che da più di un secolo gli organismi sportivi sono stati creati dagli occidentali (spesso europei) per trasmettere la loro visione del mondo. Vittima del suo successo, lo sport ha sviluppato una vera e propria dipendenza economica da quali paesi del mondo «sud globale» sono disposti a mantenere. Russia 2018, Qatar 2022, Arabia Saudita 2034 per la FIFA, Pechino 2022 e forse India per le Olimpiadi del 2036… tante le attribuzioni da parte delle autorità sportive legate più alla capacità di queste (news) “poteri” così come il loro carattere esemplare in termini di diritti umani, rispetto per l’ambiente o altre questioni etiche.
Fondato sul pacifismo patriottico, il rinnovamento dei Giochi Olimpici immaginato da Pierre de Coubertin induce una visione condivisa delle modalità delle interazioni internazionali. In realtà, questi provengono storicamente dalla civiltà occidentale. Se il 20° secolo è stato dominato economicamente dai paesi occidentali, il “resto del mondo” sembra almeno determinato a prendere parte alle decisioni più importanti o addirittura a organizzare leadership alternative. Dal 1° gennaio 2024, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa si sono uniti a Iran, Arabia Saudita, Egitto, Etiopia, Argentina ed Emirati Arabi Uniti per formare BRICS+.
Rappresentando quasi il 45% degli abitanti del nostro pianeta per il 35% del PIL globale, queste nazioni desiderano anche utilizzare lo sport (politicamente) ospitando gare nell’ambito dell’esposizione internazionale. Sia grazie all’interesse dei loro mercati per gli inserzionisti occidentali sia grazie al potenziale di investimento in sponsorizzazioni dei loro leader economici, il 21° secolo è per loro molto più favorevole del precedente. Per convincersene basta guardare i calendari dell’ATP/WTA o della Formula 1. Alla ricerca di driver di crescita (o di sopravvivenza), l’industria automobilistica ha chiaramente optato per questi territori a scapito dell’Europa. Come simbolo Thierry Sabine aveva ideato un raduno auto-moto-camion con partenza da Parigi per arrivare a Dakar. 47 anni dopo, ora è una corsa di 12 tappe solo in Arabia Saudita… pur mantenendo il nome di «Dakar»dimostrando che i petrodollari hanno avuto la precedenza sulla geografia.
Andare “più veloce, più alto, più forte”niente a che vedere con i Mondiali di calcio e/o i Giochi Olimpici. Il CIO, come la FIFA, essendo vere e proprie organizzazioni politiche, ha dovuto aumentare la propria influenza «argentato», «L’influenza». Dal 2000 sono stati designati 3 membri BRICS+ “paesi ospitanti” dal CIO e 5 dalla FIFA. Se il principio della “rotazione continentale” diventa quasi una realtà, conveniamo che esso è il risultato di diversi fenomeni: innanzitutto, la difficoltà nell’ottenere il consenso delle popolazioni nordamericane ed europee per finanziare tali eventi, l’esplosione dei costi organizzativi rischi per la sicurezza e perfino per la salute. Se tale contesto è già stato favorevole alle candidature cinese, qatariota, russa e saudita, l’Africa è stata finora in gran parte dimenticata (ad eccezione del Sud Africa nel 2010). Sebbene criticabile dal punto di vista sportivo ed ecologico, la recente attribuzione dei Mondiali 2030 in parte al Marocco è quindi un primo passo.
A parte il loro potere finanziario, poche cose collegano queste novità «sponsor» grandi eventi sportivi se non la messa in discussione dell’egemonia occidentale e delle sue posizioni ritenute ipocrite nella migliore delle ipotesi e vessatorie nella peggiore. In un secolo, il blocco occidentale ha fatto del modello democratico e dei suoi valori il suo punto di riferimento. È chiaro che la tendenza è al ribasso, passando dal 55% della popolazione mondiale che vive in una democrazia nel 2000 al 29% nel 2021. Quel che è peggio, il potere politico delle principali democrazie si trova ad affrontare difficoltà reali: economiche, ambientali e sociali.
Paradossalmente, i BRICS+ forniscono maggiori garanzie agli organismi sportivi internazionali per costruire infrastrutture, proteggere i siti delle competizioni e consegnarli in tempo… “qualunque costo”. Nonostante le spese faraoniche (220 miliardi di dollari) e le morti nei cantieri dei Mondiali del 2022, l’appello al boicottaggio da parte dei leader “occidentali” si è spento agli occhi dei tifosi, come per le 2 Olimpiadi Cinese tra l’altro. Dove i nostri policy maker faticano a trovare risposte “consensuale” di fronte a questioni come il denaro, il genere, la religione, il lavoro… quelli dei BRICS+ sembrano avere la capacità di imporre una nuova leadership. A titolo indicativo, l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Putin ha avuto la conseguenza di dividere il mondo in 3 blocchi: coloro che condannano (36,2% della popolazione mondiale) o sostengono la Russia (33,1%) ma anche coloro che non si posizionano (30,7 %). D’altro canto, le federazioni internazionali hanno in gran parte e logicamente scelto un campo, quello dell’Ucraina. Logicamente perché questi organismi sono stati creati, diretti e finanziati dall’Occidente.
Dall’esclusione degli atleti russi durante Parigi 2024, all’incapacità di arginare gli eccessi legati al conflitto israelo-palestinese, passando per la crescente influenza dei Paesi del Golfo, la visione storicamente europea dello sport e della sua etica vengono danneggiate. Anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea e le sue sentenze sembrano registrare una forma di declino a favore di una mercificazione quasi illimitata, come affermato nella sentenza European Superleague Company del 21 dicembre 2023. Ovviamente è ancora troppo presto per misurare il effetti delle recenti elezioni americane sulla geopolitica ma non c’è dubbio che Donald Trump utilizzerà anche il valore simbolico dello sport… come fece nel 2018 nei confronti della Corea del Nord.