Con “Allarme negli occhi”, Thierry Luterbacher racconta la storia dell’amore che nasce tra Misère, una forte combattente di strada, e una giovane zingara che salva da una rissa. Attraverso questo racconto lo scrittore biennese descrive il caos in una città tormentata dalle rivolte.
Misère è un formidabile pugile che si dedica al combattimento, un tossicodipendente. Quando arriva la notte, la strada diventa il suo anello. Un boss di quartiere che lo guarda, uno scagnozzo che osa minacciarlo e Misère, in pochi gesti sicuri, rapidi ed efficaci, li abbatte. Cresciuto da una puttana single, amico dei “non locali” e dei poveri emarginati così come degli umiliati nel parco giochi, Misère si è guadagnato il rispetto a pugni fin dall’infanzia.
Studente mediocre, ma colto perché rifugiatosi nei libri fin dall’adolescenza, ha scelto di amare l’idea dell’amore, ma non dell’amore, dopo una prima rottura.
Avevo subito un’ablazione d’amore. Alcuni zoppicavano su una gamba. Io zoppicavo.
L’incontro che cambierà tutto
Una notte di vagabondaggio, senza necessariamente cercare prede da distruggere, ma proprio perché gli piacciono le pericolose passeggiate notturne, Misère, all’angolo di un vicolo cieco, salva Manouche dallo stupro e suo fratello dalla morte. Avverte di non essere un vigilante pronto a salvare la vedova e l’orfano, ma quando incontra gli aggressori non resiste all’idea di deporre questi “stronzi”, come dice lui.
Ultimamente né la polizia né l’esercito sono riusciti a arginare lo tsunami di violenza che sta travolgendo la città. Zingari, motociclisti fascisti, guerrieri Fatum e altra feccia si scontrano, saccheggiano, seminano morte. Preso nel mezzo di sanguinose rivolte, Misère si sorprende innamorato. Manouche, come un gatto muto e discreto, che lo segue e lo insegue, va a vivere con lui senza permesso. La povertà lo tollera. Libera, va e viene a suo piacimento. Quando Manouche scompare definitivamente, Misère promette a Dio di porre fine alla lotta se lei tornerà a vivere con lui e lo cercherà.
Come in questa favola di La Fontaine in cui una colomba e una formica si salvano a vicenda dalla morte, l’autore francofono Thierry Luterbacher sviluppa in “Alarme à l’oeil” una relazione romantica platonica tra due esseri diversi che si proteggono a vicenda un mondo in cui la violenza sociale alimenta la barbarie. Naturalmente lo stile è diverso. L’autore a volte predilige addirittura un vocabolario d’altri tempi che un certo Audiard non avrebbe rinnegato, meno l’umorismo, perché Thierry Luterbacher non è qui per scherzare.
La rivolta aveva ratificato il centro cittadino, ingombro di poliziotti e soldati tutti in imbracatura, che conferiva alla città l’aria marziale decretata dalla legge. Molto più spaventoso del degrado! Il secondo motivo della sicurezza ha distillato l’idea: vivere in sicurezza, vivere sotto lo stivale!
La forza dell’amore sincero
Lo scrittore di Bienne getta uno sguardo cupo e senza compromessi su una società che ha rotto il muro precipitandosi contro di esso. Niente va più bene, la partita è finita, con le autorità pubbliche sopraffatte e la violenza come unica risposta a un ipotetico ritorno alla normalità. Anche l’unico barlume di speranza, l’utopia de L’An 01 cara a Gébé, ideatore del concetto nel 1971 su Charlie Hebdo e qui ripreso da una comunità che sostiene di ripartire da zero su basi sane, è corrotta da un’umanità ammuffita .
Resta, in mezzo a questa disperazione, l’amore sincero, così potente da poter mettere fuori combattimento un uomo che niente e nessuno era mai riuscito a sconfiggere fino ad allora. L’amore appare così come l’unica via d’uscita per una pace ritrovata.
Filippo Congiusti
Thierry Luterbacher, “Allarme negli occhi”, editore Bernard Campiche, novembre 2024.
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