l’attesa incoronazione dell’Arabia Saudita, nonostante le polemiche

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Il presidente della FIFA Gianni Infantino parla con il principe ereditario e primo ministro saudita Mohammed Bin Salman durante la Coppa del Mondo 2022 ad Al-Khor (Qatar), 20 novembre 2022. AMIN MOHAMMAD JAMALI / IMMAGINI GETTY

La Federcalcio internazionale (FIFA) si prepara ad aprire un altro capitolo oscuro della sua storia, costellato da scandali politici e finanziari.

Al termine di un processo tanto opaco quanto chiuso a chiave, le 211 federazioni nazionali aderenti all’organismo assegneranno – salvo improbabili colpi di scena – mercoledì 11 dicembre l’edizione 2034 della Coppa del Mondo maschile all’Arabia Saudita offrire così a un Paese mediorientale l’organizzazione del suo torneo di punta per la seconda volta, dopo la controversa designazione del Qatar, ospite dell’evento nel 2022.

I team di valutazione tecnica della FIFA hanno assegnato all’ingresso saudita un punteggio lusinghiero di 419,8 su 500 – un punteggio leggermente superiore a quello del trio di Spagna, Portogallo e Marocco (416,8), che brigue, mercoledì, l’edizione 2030 erano gli ispettori incaricati dall’organismo ricettivo alle argomentazioni finanziarie e commerciali del regno. Sembra che siano stati convinti anche dai suoi titanici progetti di costruzione: restano da costruire otto stadi sui quindici che ospitano le partite, compreso il monumentale Stadio Internazionale King Salman con i suoi 92.000 posti.

Allora cosa importa se molte domande rimangono senza risposta? Come quello del periodo di organizzazione del concorso. “Tenendo conto delle condizioni climatiche [les plus grandes enceintes se situent dans la capitale, Riyad, ou dans la ville côtière de Djedda, où les températures peuvent atteindre 50 °C en été]calendario calcistico e altri importanti eventi sportivi, culturali e locali [le ramadan, le pèlerinage de la Mecque]l’esercizio di identificare la finestra ottimale per il torneo comporta alcune complessità”riconosce l’istanza nella sua relazione di valutazione.

Ma dieci anni separano la designazione dal calcio d’inizio della competizione “costituiscono una circostanza particolarmente attenuante” agli occhi della FIFA, “nonché la flessibilità e la disponibilità a collaborare dimostrate dal candidato”.

“Una decisione motivata esclusivamente dal denaro”

Stesso discorso quando si affronta la spinosa questione del rispetto dei diritti umani. Diverse ONG, come Amnesty International, hanno messo in guardia sugli scarsi risultati del paese in questo settore e hanno chiesto l’interruzione del processo di designazione.

Dalla parte della FIFA si valuta il rischio ” MEDIA “. Nel suo rapporto di valutazione, l’organismo sottolinea l’importanza “sforzi considerevoli” e il “impegni concreti assunti dall’applicazione e da tutti gli stakeholder locali”. “Il periodo di attuazione decennale e il ritmo dei progressi compiuti negli ultimi anni sono elementi da prendere in considerazione”, insiste la FIFA, sottolineando Vision 2030, l’immenso piano di diversificazione economica promosso dal principe ereditario e primo ministro saudita Mohammed Ben Salman, noto come “MBS”. “È del tutto possibile che il torneo serva da catalizzatore per alcune delle riforme in corso”sostiene.

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