Tour de France 2024 | I dibattiti del Tour: dovremmo preoccuparci per Jonas Vingegaard?

Tour de France 2024 | I dibattiti del Tour: dovremmo preoccuparci per Jonas Vingegaard?
Tour de France 2024 | I dibattiti del Tour: dovremmo preoccuparci per Jonas Vingegaard?
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Dobbiamo preoccuparci per Vingegaard?

NO. Dopo aver resistito domenica al volante di Pogacar sulle piste di San Luca, il Galibier ha rappresentato una sfida di tutt’altra portata per un corridore che gareggia al suo quarto giorno di gara dopo la terribile caduta del 4 aprile. Nonostante abbia dovuto lasciarsi sfuggire Pogacar negli ultimi ettometri della salita, il danese non è crollato. In vetta era indietro di soli 7″ ed è proprio in discesa che il divario si è sostanzialmente ampliato, arrivando a 37″ sulla linea e 50″ complessivi con i bonus.

Questo ritardo è tutt’altro che trascurabile, ovviamente. Ma sono sicuro che l’interessato, come i vertici di Visma | Leasing a Bike, avrebbe firmato a piene mani per questa valutazione. Ricordiamo che prima della partenza vi era totale incertezza al riguardo. Fisicamente, ha rassicurato. Resta da vedere come reagirà il suo corpo nell’arco delle tre settimane, se la mancanza di terreno indotta dalla sua preparazione tronca un giorno ripagherà o se, al contrario, gli darà quella freschezza in più che potrebbe fare la differenza su un Pogacar che già ha il Giro nelle gambe.

Tiro al Galibier: abbagliante attacco di Pogacar a 20 km dal traguardo

Le preoccupazioni suscitate dalla prestazione di Vingegaard sulla strada verso Valloire meritano di essere messe in prospettiva. Come ha ricordato Julien, il corridore 27enne ha fatto molta strada e, considerando la sua primavera troncata dalla grave caduta al Giro dei Paesi Baschi, c’era ovviamente motivo di temere il peggio per lui. Non ha mollato il pedale fin dalla prima accelerazione dei compagni di squadra di Tadej Pogacar, né ha concesso diversi minuti di ritardo al traguardo. In questo senso non c’è bisogno di essere allarmisti.

D’altronde, nelle circostanze attuali, “Vingo” avrebbe davvero bisogno di una squadra in gran forma per sperare di solleticare chi indossa la maglia gialla. Ed è forse su questo aspetto che fa capolino la preoccupazione, visto che martedì il Visma non è stato proprio all’altezza. Wout Van Aert in pessima forma, Wilco Kelderman indebolito dalle cadute, Matteo Jorgenson rimasto indietro nel Galibier… Ben presto, il danese si è ritrovato solo. Speriamo per lui che venga supportato al meglio nei prossimi incontri in quota.

Gli Emirati Arabi Uniti riusciranno a schiacciare la corsa?

Diciamo innanzitutto che ne ha chiaramente le capacità. Il suo dominio atteso è stato evidente sulle pendici del Galibier con le staffette, fino all’ultimo chilometro della salita, di Juan Ayuso e Joao Almeida in testa al gruppo di leader ridotto a otto unità. Ora che Tadej Pogacar ha preso il potere e l’influenza sui suoi rivali, la squadra degli Emirati può assolutamente chiudere il Tour in un doppio round per garantire la vittoria del suo leader.

“La strategia degli Emirati Arabi Uniti era chiaramente quella di superare Vingegaard nel Galibier”

Il margine di manovra per Vingegaard, Evenepoel e gli altri sembra particolarmente ridotto per il futuro. L’UAE Emirates è come un muro biancorosso invalicabile che nasconde il boss assoluto, imbattuto e invincibile da inizio stagione. Resta il fatto che siamo solo alla 4a giornata e che la difesa della maglia gialla non sembra proprio ossessionarlo. Ora che ha allargato il divario, potrà tranquillamente lasciarlo al fioretto, come lunedì per la felicità di Carapaz, prima di recuperarlo quando lo riterrà opportuno. Un modo di gestire le sensibilità fornendo allo stesso tempo alleati.

È molto probabile, in effetti. Mauro Gianetti ha costruito un’armata impressionante, che ha dettato legge dall’inizio alla fine di questa prima prova in montagna. La squadra degli Emirati ha potuto fare a meno anche dei servizi di Adam Yates, ovviamente non in un grande giorno, mentre di solito gioca un ruolo cruciale con il suo leader quando la china sale. Questo la dice lunga sulla forza d’impatto dei compagni di squadra di Pogacar.

In linea con il Cielo della grande epoca, UAE-Emirates è quindi sulla buona strada per schiacciare la corsa. E tanto più che le altre squadre presenti sulle strade francesi difficilmente hanno dimostrato di essere in grado di competere. Oltre al Visma | Lease a Bike (vedi risposta alla domanda precedente), anche la Red Bull-Bora-Hansgrohe è stata molto deludente questo martedì, nonostante la presenza di alpinisti riconosciuti (Jai Hindley, Aleksandr Vlasov) attorno a Primoz Roglic.

Pogacar: “Non volevo partire troppo presto per il vento contrario”

Il Tour ha bisogno di francesi capaci di giocare in generale?

Dopo quattro giorni di gara, resta un solo francese nella top 30, Guillaume Martin (Cofidis), ed è 17° a 4’40” dalla maglia gialla e a più di tre minuti dall’8° posto. Gli altri sono a più di dieci minuti di distanza, una disfatta per alcuni e una scelta per Romain Bardet, l’ultimo azzurro a resistere al Galibier prima di riprendersi completamente per riconquistare la sua libertà di cacciatore di tappe Tre giorni dopo aver visto l’Auvergne indossare la maglia gialla, noi sono quasi privati ​​della semplice speranza di entrare nella top 10, anche se possiamo fidarci che Martin, ultimo dei Mohicani, resisterà fino alla fine.

I francesi hanno dimostrato magnificamente lo scorso fine settimana di non aver bisogno del generale per esistere (grazie Bardet e Kévin Vauquelin). Ma è straziante che questo piccolo brivido stia già svanendo, che finisca questa telenovela che finiremo per credere sarà eternamente deludente, 39 anni dopo l’ultima vittoria di Bernard Hinault, anche se potevamo credere di aspettarcela quest’anno. Per i tifosi francesi, l’interesse si concentrerà solo sulle vittorie di tappa, come una successione di classiche, un registro che meglio si adatta alla generazione attuale ma che si discosta, fondamentalmente, dal vero DNA di un Tour of France.

Vauquelin trionfa, ma Bardet perde la maglia gialla: in video l’arrivo della 2a tappa

Il ciclismo francese sta attraversando un anno di minimi, tra il ritiro di Thibaut Pinot, gli ultimi fuochi di Romain Bardet e la scarsa forma di David Gaudu, già arretrato di 57 minuti dietro Tadej Pogacar. Se nessuno dei Tricolore presenti sulle strade della Grande Boucle quest’estate riuscirà a entrare nella Top 10 della classifica generale finale, non ci sarà quindi alcuna sorpresa. Del resto, ciò è già avvenuto più volte nel recente passato, in particolare nel 2020 o nel 2013.

Questa situazione lede l’interesse della corsa per il grande pubblico? In una certa misura sì, come ha spiegato Julien. Ma guardiamo le cose da un altro punto di vista: è meglio avere dei francesi che si aggrappano faticosamente all’8° o al 9° posto assoluto e non vedono mai la minima vittoria di tappa, oppure abbandonano completamente la Top 10 per giocarsi la vittoria giorno dopo giorno? ? Nel 2010 il primo azzurro nella classifica finale fu John Gadret (18°). Quell’anno Sylvain Chavanel e i suoi compatrioti alzarono le braccia sei volte. Dal ricordo di un follower, questo Tour rimane un ottimo ricordo.

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