A sua difesa, la trentenne ha parlato della prostituzione come di una professione di cui non si vergogna. “Lei fa questo lavoro ed è questo, ha supplicato la signora Alice Dallemagne. Siamo molto lontani dalle solite reti che incontriamo in questo tipo di processi. Non si può parlare di traffico di esseri umani. Queste sono donne che lavorano insieme, che si aiutano a vicenda. Certamente il mio cliente si è occupato del posizionamento e della redazione degli annunci per conto terzi, ma da lì si aggiunge l’aggravante dell’associazione.”
La Corte ha ribaltato radicalmente la prima sentenza ritenendo che non vi fosse tratta di esseri umani, accusa che implica sfruttamento altrui, che un grosso dubbio dovesse avvantaggiare l’imputato circa la detenzione di “un’associazione dissoluta quale viene definita dall’organizzazione di prostituzione per trarne un abnorme vantaggio, che la prostituzione personale in quanto tale non costituisce reato.
A suo carico veniva imputata soltanto la pubblicazione di annunci a carattere sessuale.
L’imputato è stato condannato a sei mesi di reclusione e a 1.200 euro di multa, con la sospensione totale di due anni per l’intera pena. Gli verranno restituiti i contanti esteri sequestrati.
Il marito sfugge ad una sanzione pesantissima
Suo marito, che riconosce solo il suo ruolo di autista tra l’aeroporto di Zaventem e la loro casa, è stato condannato a 20 mesi di carcere e 41.000 euro di multa e spese. La corte ha rivisto drasticamente la sentenza in contumacia e ha assolto l’uomo di 41 anni.