Violenza incredibile. Una partita regionale U18 femminile 2 tra USO Athis-Mons e FC Solitaires Paris Est si è trasformata in dramma sabato 16 novembre nella regione parigina. Iniziata in un clima sgradevole (nessuno spogliatoio per gli ospiti, insulti durante la partita), la partita ha preso una piega ancora più terribile a quindici minuti dalla fine, quando un giocatore dell’Athis-Mons ha colpito il suo avversario dopo un forte contrasto. Ciò che seguì fu un’invasione di terra, come riportato Il parigino .
Dopo che i giocatori sono fuggiti negli spogliatoi, è rimasto solo Hakim Djellid a rappresentare l’FC Solitaires Paris Est. Poi è successo tutto molto velocemente, racconta l’allenatore: “Vedo due ragazzi avvicinarsi a me e dico loro: “Non litigheremo, il cartellino rosso, non c’entro niente…”. Quelle furono le mie ultime parole. Sono stato colpito da dietro. Poi sono stato duramente picchiato. Nonostante il mio stato di incoscienza, alcuni tifosi hanno continuato a colpirmi sulla testa. Queste persone gridavano ad alta voce che mi avevano dato per morto. »
“Se sono ancora vivo è grazie a queste due quindicenni”
Un incubo finalmente finito: “Secondo il tempo del mio assistente sono rimasto incosciente per 5’50”. Quando mi sono svegliato, ero nel camion dei pompieri”dice. L’educatore deve la sua salvezza a due suoi giocatori, di 15 anni, che lo hanno messo nella posizione laterale di sicurezza (PLS) affinché non ingoiasse la lingua. “Ho un problema cardiaco, indosso un defibrillatore e ho già avuto un ictus. Se sono ancora vivo è grazie a queste due ragazze di 15 anni, mentre gli adulti di Athis-Mons non hanno fatto nulla. »
Ne è uscito con otto giorni di interruzione temporanea del lavoro, a causa di trauma cranico, collo spostato, ematomi al torace, un orecchio che sanguina ancora e non funziona più completamente. “Poteva andare anche peggio”consegna colui che si preoccupa per le conseguenze psicologiche lasciate sui suoi giovani giocatori. “Otto di loro vogliono smettere, sono traumatizzati. »
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Quanto a lui, metterà fine al suo ruolo di educatore: “Continuo a ripetermi che per una partita di calcio avrei potuto morire e lasciare orfano mio figlio di 3 anni […] Il calcio è la mia passione, sono solo un volontario. Ma rischiare la vita per 300 euro di spese di viaggio non vale il rischio. […] Ora voglio agire diversamente per il calcio. Voglio che la mia voce sia ascoltata. Mi aspetto sanzioni esemplari a livello calcistico e giuridico. »
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