Nel caldo sudato, appiccicoso e umido di Singapore, Mark Cavendish ha regalato tanti sorrisi al pubblico presente a questo criterium. Come aveva fatto la settimana precedente, a Saitama, in Giappone, nell’altro evento promozionale del Tour de France organizzato in questa tournée asiatica. Con un pubblico commosso, nel suo tour d’addio, per questo velocista eccezionale, questo re del rettilineo finale che ha scritto la storia del ciclismo con le sue 35 vittorie di tappa al Tour de France. Ha apprezzato anche l’uso del pettorale 35 nel suo ultimo giorno da corridore. Un bel cenno da parte dell’organizzazione al suo record di 35 successi sulle strade della Grande Boucle. E non ha mancato di indicare questo numero impressionante tagliando il traguardo da vincitore.
gabbiano“È stato difficile non piangere, anche se sapevo da un po’ che mi sarei fermata.”
“Ci sono state tantissime emozioni in questa giornataha detto all’arrivo. Fin dall’inizio, quando i partecipanti mi hanno fatto la guardia d’onore con le loro bici. È stato forte. È stato difficile non piangere, anche se sapevo da tempo che mi sarei fermato. In gara ero un po’ nervoso, temevo di cadere, non volevo davvero cadere, volevo finire il mio ultimo evento! Negli ultimi cinque giri mi sono detto che stavo pedalando gli ultimi quindici chilometri della mia carriera. E poi c’è stata questa fiamma rossa finale come corridore. Ma ehi, anch’io ero un po’ al limite in quel periodo… Non correvo più dal Tour de France, mi mancava un po’ di ritmo… E questo caldo non aiutava.”
Un rapporto complicato con i media
Molto tempo dopo aver tagliato il traguardo da vincitore, gocce di sudore imperlavano ancora il suo volto emozionato. Una faccia a volte doppia. Con un lato affascinante con i tifosi, con i compagni, con il suo entourage. E un altro più taciturno, caratterizzato dal suo carattere forte (che sicuramente gli ha permesso di durare così a lungo nel gruppo, di riprendersi durante la sua carriera dalle numerose cadute e da altri problemi come la depressione). Un personaggio anche esplosivo, che a volte esplode nel suo complicato rapporto con i media (off camera).
Di cui abbiamo avuto un nuovo esempio, sabato, in un momento stampa un po’ surreale. Sebbene fosse già stato annunciato che Singapore sarebbe stata la sua ultima gara, lì questo argomento era davvero un tabù! Anche sua moglie Peta Todd aveva messo in guardia i tre giornalisti presenti (senza che un collega di lingua inglese si fosse ritirato all’ultimo minuto perché non voluto dallo stesso Sir Mark Cavendish…): suo marito, che aveva rifiutato la nostra richiesta di un’intervista solista , non risponderebbe alle domande relative al criterio di Singapore…
Quando abbiamo chiesto al futuro ex corridore inglese cosa significherebbe per lui una vittoria al criterium di Singapore (per restare in tema!) con il pettorale numero 35 per la sua ultima gara, ha girato la faccia di novanta gradi. Pensavamo che avesse riflettuto a lungo sulla sua risposta. E invece no: ritiene che la questione sia fuori tema. Dopo circa trenta secondi di questo silenzio imbarazzante, è intervenuta la moglie: “Non diciamo davvero se quella di domani sarà la sua ultima gara. Quindi, se vuoi parlare della gara di Singapore in generale, va bene, ma non delle sensazioni e dei dettagli. GRAZIE…”
In questo contesto, l’intervista termina tre minuti dopo. “Ok, abbiamo finito?”chiede con un sorriso di sollievo alzandosi velocemente dalla sedia. Poche ore dopo, è stato più loquace nel suo comunicato stampa, annunciando che avrebbe gareggiato nella sua ultima gara… Prima di confermare ancora una volta la fine della sua carriera dopo la vittoria a Singapore.
gabbiano“Il ciclismo rappresenta una forma di libertà, un modo per incontrare persone, per stare da soli con i propri pensieri. Ha tantissime potenzialità come sport, come mezzo di trasporto, come hobby.”
Con, in questo momento e con il suo lato affascinante, un bellissimo omaggio al suo sport. “Ho sempre amato il ciclismo e lo amo ancora. Rappresenta una forma di libertà, un modo per incontrare persone, per stare da soli con i propri pensieri. Ha tantissimo potenziale come sport, come mezzo di trasporto, come hobby. Mi ha portato tanto… Con le mie vittorie (Nota del redattore: oltre ai 35 successi di tappa al Tour de France e alle due conquiste della maglia verde, c’erano il titolo di campione del mondo su strada nel 2011, i suoi tre titoli mondiali su pista nell’evento americano , ma anche, tra i suoi 185 successi ufficiali, la Milano-Sanremo, 17 successi al Giro e tre alla Vuelta), questo record al Tour de France. Non importa quanti successi sul palco ci saranno alla fine. Il Tour de France è un sogno anche per grandi e piccini. Riuscire a vincere una tappa era già così forte. Poi è rimasta solo la voglia di vincere ancora. E finire con una vittoria, qui, contro la nuova generazione di velocisti, è la migliore conclusione della mia carriera che potessi sperare.”
Vincere, non lo farà più nel mondo del ciclismo professionistico. Almeno in bicicletta. Perché dovrebbe restare nel settore secondo indiscrezioni di Radio Peloton.
L’ambizioso progetto di Rik Verbrugghe