Il capo della Finma chiede misure tempestive

Il capo della Finma chiede misure tempestive
Il capo della Finma chiede misure tempestive
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Martedì il Museo Jenisch Vevey ha presentato le sue tre nuove mostre, che si potranno visitare da venerdì fino alla fine di agosto. Mette in risalto la mano ma anche il guanto nonché una “passeggiata nei boschi incisi”.

Intitolata “La mano (e) il guanto”, la prima mostra declina questo motivo dal Cinquecento alla creazione contemporanea, “simbolo di potere, devozione quanto seduzione, strumento di esplorazione tattile essenziale per l’operaio così come per l’artista “, riassumono i responsabili nella loro cartella stampa.

Attraverso una scelta di opere provenienti dalle collezioni del museo arricchite da prestiti esterni, questa mostra tematica offre “una visione senza precedenti delle funzioni narrative della mano, a volte nuda, a volte guantata”. I disegni, le stampe, le sculture, i dipinti e i video raccolti testimoniano “il potere creativo e metaforico dei giochi con le mani e dei loro accessori preferiti, i guanti”. Da scoprire fino al 18 agosto.

Mani a Kokoschka

“Kokoschka a portata di mano” è la seconda mostra da vedere, fino al 25 agosto. “Le mani occupano un posto centrale e simbolico nell’arte dell’artista austriaco Oskar Kokoschka (1886 Pöchlarn – 1980 Montreux)”, ricorda il museo. Sono spesso raffigurati “in modi esagerati, potenti e drammatici, sottolineando la loro importanza nella comunicazione umana e nella traduzione emotiva”.

Sono più di un semplice elemento anatomico, sono mezzi di espressione, simboli delle relazioni umane e rappresentazioni della creatività artistica. Sono validi anche per la loro dimensione narrativa, in particolare per evocare il potere o la religione, osserva il museo.

Cammina nel bosco

La terza mostra in esposizione, “Pierre Aubert. Il maestro dei boschi”, visibile anch’essa fino al 25 agosto, vi invita a fare una passeggiata tra le xilografie di Pierre Aubert, realizzate in quasi 60 anni di carriera. In oltre 1.200 tavole, l’incisore ha “sfruttato abilmente le potenzialità espressive del bianco e nero di misura ridotta (tecnica dell’incisione) in una danza infinita di ombre e luci”.

Nato e morto a Mollards-des-Aubert (1910 – 1987) nella casa di famiglia situata nel cuore delle foreste e dei pascoli della Vallée de Joux, Pierre Aubert si dedicò principalmente alle rappresentazioni di paesaggi che costituiscono il suo campo espressivo preferito. Incise in particolare i dintorni e la città di Romainmôtier dove visse per molti anni, ma anche Parigi e la Provenza.

Questo articolo è stato pubblicato automaticamente. Fonte: ats

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