Amélie Grassi, unica donna di Class40 su The Transat CIC: “La minima stupidità può diventare un grosso problema”

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Dopo brillanti studi in Giurisprudenza (ha conseguito un Master 2 alla Sorbona e ad Assas), avrebbe potuto puntare su una tesi – “Mi piaceva l’idea” – ma ha cambiato radicalmente opzione. Andare in barca su uno scafo in noce di 6,50 metri per due stagioni, una delle quali segnata da un’iniziazione Mini-Transat. Seguirono altri due anni, questa volta su una barca leggermente più grande, un Class40.

Sulla Route du Rhum 2022, la sfortuna le ricorda che la vela è uno sport meccanico: disalbera, prende un colpo in testa ma si rialza. Per vedere come sono gli altri mari del mondo, si imbarcherà con Paul Meilhat in tre tappe della Ocean Race 2023.

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Amélie Grassi, qui prima dell’inizio della Transat CIC: “Sappiamo che questa transat è difficile”. (Foto Arnaud Pilpré)

Un vero tuttofare che domenica ha preso il via della Transat CIC, la sua prima regata transatlantica attraverso la parete nord. Una montagna. “Durante la prima Transat inglese del 1960, pensavamo che fossero pazzi. Nel 2024 siamo ancora considerati pazzi, quindi nulla è cambiato. Sappiamo che è sempre difficile”.

“Non ci può succedere nulla”

Amélie Grassi avrebbe potuto scegliere l’altra regata transatlantica, la Niji40, disputata a tre, diretta a Marie Galante in Guadalupa, spinta dai venti caldi, i famosi alisei.

Ovviamente ha scelto il lato B, che consiste nell’andare in solitaria, contro i venti dominanti e freschi del Nord Atlantico. “Prenderemo diversi colpi in faccia ma non ho paura. Conosco bene la mia barca, non ci può succedere nulla”.

La Rochelaise ritiene che questa Transat tra Lorient e New York soddisfi tutte le aspettative, “è comunque un po’ leggendaria! » Allo skipper di La Boulangère Bio piace questo lato estremo, l’idea di superare se stessi, anche l’elemento dell’avventura. Tutto ciò che offre il solitario. “In modalità giocatore singolo, il minimo errore può diventare un grosso problema.”

Grassi, che si dice un irriducibile, non rinuncerebbe al suo posto per nulla al mondo. Circondata da dodici uomini che non le faranno alcun regalo, sa che soffrirà: “Ma sono felice di essere qui”.

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Alla guida del suo piano Raison, Amélie Grassi punta alla Top 5. (Foto Marin Le Roux)

I 5 obiettivi principali

Anche se sulla linea di partenza sono solo 13, sono quasi dieci quelli che possono fregiarsi della vittoria finale. “Abbiamo una formazione pazzesca”, dice la donna che si accontenterebbe di una Top 5. Gli italiani Beccaria e Bona, i francesi Lipinski, Delahaye e Tréhin sono, secondo lei, grandi clienti. C’è anche Vincent Riou, vincitore del Vendée Globe 2004-2005, che arriva con un nuovo e innovativo Class40. Tutte queste piccole persone saranno soggette allo stesso regime, vale a dire al vento contrario: “Di bolina, le nostre barche sono un orrore. Livello di comfort, stiamo toccando il fondo. Inoltre, il suo Class40 con la prua a forma di chiatta è stato rinforzato ovunque: fondo dello scafo, longheroni e paratie. Colpirà, colpirà, batterà. Amélie Grassi lo sa. Sa anche che un bel posto a New York costituirebbe un argomento in più per parlare di futuro con il suo sponsor: Imoca, Ocean Fifty, Ultime? “Ah ma vorrei fare tutto questo! » Quando vi diciamo che avrà 1.000 vite.

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