“Avevamo una squadra da rivendicare per schiacciare la lega 2”

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Per il podcast Dessous de Verts, Laurent Batlles ha parlato della sua partenza dall’ASSE. Estratti.

“Per me allenare il pro team ASSE era un sogno”

“Gliel’ho detto a Troyes. L’obiettivo ora è che io abbia successo a Troyes, per poter forse un giorno riuscire a Saint-Étienne. Quindi in effetti, il fatto di allenare me, il professionista della squadra dell’ASSE, è stato qualcosa questo mi ha fatto sognare, e l’ho fatto dopo, con gioia. Perché il primo anno, nonostante tutto, quando finimmo contro il Valenciennes, avevamo ancora una squadra che registrò davvero la strada per poter vincere la Lega 2. Lo sapevo Ora, quando perdi Niels (Nkounkou), Krasso, Kader Bamba, finalmente, ecco tutti i giocatori che più o meno erano lì… Dobbiamo ricostruire qualcosa, non è facile”.

“La formazione a Saint-Etienne e a Troyes è diversa”

“È stato molto arricchente in termini di vita da allenatore, perché un club come il Saint-Étienne è un club dove c’è molta pressione, quindi impari a parlare con i giornalisti, è davvero una grande differenza Alla conferenza stampa di Troyes avevo due giornalisti, anche se erano molto competenti. Però quando ne hai una ventina e ne hai due non è la stessa cosa. E poi devi anche imparare a valutare un po’ tutti. conoscere un po’ tutti.

Sapete chi lo dirà e come lo dirà? Lo sospetti forse prima. Prima delle conferenze stampa può esserci anche chi dice. Lo diremo. Lo dirai. Ebbene è così, è così. Fa parte del lavoro. Poi ho imparato tante cose a riguardo, durante le conferenze stampa. Mi ha anche permesso di assumere qualcuno per cercare di migliorare la mia comunicazione, perché era importante poterlo fare.”

“QQuando non funziona in termini di risultati, deve fermarsi e questo fa parte del lavoro.”

“Alla fine della partita contro il Guingamp sapevo benissimo che dopo tante sconfitte non era più possibile. È normale, fa parte del nostro lavoro. L’ho annunciato al gruppo, sono venuti tutti i giocatori, molti piangevano, noi non volevo lasciare andare tutti con il mio staff, erano tempi complicati. Poi ho ricevuto tanti messaggi dai miei giocatori, alcuni sì, altri no perché li facevi giocare di meno, fa parte della cosa Comunque li ho accompagnati tutti nella loro quotidianità, sia in campo che fuori perché si creano cose anche con la loro famiglia.

Non c’era rabbia. L’unica cosa che mi dava fastidio era che sapevo che prima o poi l’operazione avrebbe dato i suoi frutti. Avevo bisogno di un po’ di tempo. Quando parto siamo quinti e avevo bisogno di due o tre giocatori che potessero fare la differenza perché sapevo che dietro di noi avevamo la capacità di essere solidi. Il primo anno eravamo meno e per questo abbiamo scelto Batu’, che portava valore atletico. Sapevo che le cose avrebbero funzionato ma quando non funziona in termini di risultati deve fermarsi e questo fa parte del lavoro.”

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