Nel mondo, circa 6,8 milioni di persone sono affette dalla malattia di Alzheimer. Ricordiamo che ciò ha un impatto sulle facoltà cognitive e in particolare sulla memoria. Con il tempo i ricordi svaniscono. Fino ad allora nessun trattamento era possibile.
Ma questa settimana, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha annunciato di aver dato il via libera a Leqembi. Si tratta di una cura per la malattia di Alzheimer che, inizialmente, non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Quest’ultima, infatti, è stata bloccata lo scorso luglio dall’EMA, prima di invertire definitivamente la rotta. Un trattamento che non sarà destinato a tutti.
Una nuova cura per l’Alzheimer?
La missione di Leqembi sarà infatti quella di rallentare o addirittura arrestare il declino cognitivo delle persone affette da Alzheimer, a condizione che sia stato diagnosticato in una fase precoce. Una decisione presa dall’EMA che spiega di aver rivalutato la propria posizione dopo aver nuovamente studiato il rapporto rischi/benefici, che alla fine ha considerato positivo.
Durante gli studi clinici, ai pazienti interessati è stato somministrato Leqembi per via endovenosa, una volta ogni 15 giorni. È stata poi osservata una significativa riduzione delle placche amiloidi che si formano attorno ai neuroni dei malati. Il problema è che questo trattamento comporta (per il momento) effetti collaterali piuttosto gravi, come il rischio di emorragia cerebrale.
Cina, Stati Uniti e Giappone hanno autorizzato il farmaco
Di conseguenza, non tutti potranno averne diritto. Oltre ad essere un paziente precoce, dovrai anche presentare un basso rischio di sanguinamento, avendo una o nessuna copia di alcuni geni (come il gene ApoE4). Un trattamento già autorizzato negli Stati Uniti, ma anche in Cina e Giappone, a condizioni quasi simili a quelle raccomandate dall’Ue.
Health