Qual è il “limite assoluto” alla durata della vita umana?

Qual è il “limite assoluto” alla durata della vita umana?
Qual è il “limite assoluto” alla durata della vita umana?
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Uno studio pubblicato in Natura fissa il limite assoluto della vita umana a 150 anni. Oltre a ciò, il corpo umano perderebbe completamente la capacità di riprendersi da stress come malattie e infortuni, portando inevitabilmente alla morte.

La durata della vita umana al microscopio

Il progresso scientifico posticipa continuamente l’inevitabile termine della morte, ma ci sarebbe un limite invalicabile: 150 annisecondo uno studio pubblicato il 25 maggio 2022 sulla rivista Comunicazioni sulla natura. Si conclude che, a partire da una certa fascia di età, il corpo umano non è infatti più in grado di riprendersi dalle prove a cui è sottoposto.

Questo studio non è il primo a fare affidamento sulla modellizzazione per esaminare la durata della vita umana. Jan Vijg, un genetista dell’Albert Einstein College of Medicine, ha stimato nel 2016 che sarebbe così improbabile che gli esseri umani vivano oltre i 125 anni. Alcuni, nel 2018, hanno addirittura sostenuto che non esiste un limite definitivo alla durata della vita umana.

Un limite alla resilienza

Nell’ambito di questo lavoro, i ricercatori della società biotecnologica Gero con sede a Singapore, del Roswell Park Comprehensive Cancer Center di Buffalo, New York, e dell’Istituto Kurchatov di Mosca hanno analizzato ampi set di dati medici anonimizzati raccolti da 500.000 persone negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Russia, ciascuno dei quali ha offerto diversi esami del sangue.

I ricercatori si sono concentrati su due biomarcatori dell’invecchiamento, vale a dire un rapporto tra due diversi tipi di globuli bianchi e una misura della variabilità delle dimensioni dei globuli rossi. Da questi test, i ricercatori hanno poi utilizzato un modello computerizzato per determinare quello che hanno chiamato “ indicatore dello stato dinamico dell’organismo“, o DOSI, per ogni persona. Hanno utilizzato questa misurazione per determinare il “tempo di recupero” di ciascun individuo sottoposto a stress della vita (malattie, infortuni, ecc.).

Alla fine, i ricercatori hanno utilizzato questo modello matematico per prevederlodopo 120-150 anniresilienza, vale a dire la capacità di una persona di riprendersi da un problema di salute, diminuisce considerevolmente. L’uomo diventerebbe poi gradualmente incapace di riprendersi completamente dai problemi di salute, fino al punto di indebolirsi inesorabilmente fino alla morte. Secondo questi dati sarebbe quindi illusorio sperare di superare i 150 anni.

Crediti: Daniel_Nebreda/Pixabay

I ricercatori sottolineano inoltre che, a questo punto, l’unico modo per aumentare la resilienza delle persone anziane e allungarne la durata della vita sarebbe creare organi meccanici o trovare modi per riprogrammare le cellule che invecchiano. Tuttavia, per il momento, non siamo ancora arrivati ​​a questo punto.

Le implicazioni di questo limite sono numerose, non solo per la ricerca biomedica ma anche per le politiche pubbliche e i sistemi sanitari. Con l’aumento dell’aspettativa di vita umana, aumentano anche le sfide legate all’invecchiamento della popolazione e alle malattie degenerative. La conoscenza di un limite teorico potrebbe indirizzare gli sforzi scientifici verso approcci focalizzati non solo sulla longevità ma anche sulla qualità della vita, integrando cure più adattate e progressi tecnologici per mantenere l’autonomia funzionale negli ultimi anni di vita.

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