L’ESSENZIALE
- Il cancro alla prostata provoca ancora “troppe morti”, deplora il professor Romain Mathieu, con 8.000-10.000 morti ogni anno in Francia.
- Tuttavia, la diagnosi precoce offre una buona prognosi al paziente, soprattutto perché oggi il progresso medico consente una migliore diagnosi delle caratteristiche del cancro, “per gestirlo in modo ottimale”.
- La diagnosi si basa inizialmente sulla scoperta di un’anomalia nella misurazione del PSA nel sangue o durante un esame rettale. Ulteriori esami con un urologo permetteranno poi di installarlo definitivamente o meno.
Per il secondo anno consecutivo, l’Associazione francese di urologia (AFU) dedica il mese di novembre alla sensibilizzazione degli uomini sui disturbi maschili per liberare la parola su questi argomenti tabù. Così, durante una conferenza stampa organizzata questo mercoledì 6 novembre 2024, il professor Romain Mathieu, chirurgo urologico a Rennes, ha fatto il punto sulle ultime conoscenze sul cancro alla prostata.
Screening personalizzato del cancro alla prostata
Il cancro alla prostata fa”ancora troppi morti”, deplora il professor Romain Mathieu, che in Francia conta da 8.000 a 10.000 morti ogni anno, ovvero praticamente un decesso ogni ora. Si tratta però di un cancro che “se diagnosticato in fase precoce, ha una buona prognosi”. Lo screening viene effettuato innanzitutto con il medico di medicina generale che può offrire un esame rettale e un esame del PSA ogni anno a partire dai 50 anni. “Quando c’è il cancro, potresti sentire un piccolo nodulo nella prostata che col tempo aumenterà il livello di PSA nel sangue. Ma attenzione, solo perché il livello di PSA è alto non significa necessariamente che ci sia un cancro alla prostata. Quando viene rilevata un’anomalia, da una parte o dall’altra, il paziente deve essere portato da un urologo che lo indirizzerà alla causa di questa anomalia che può anche essere un ingrossamento benigno della prostata o addirittura un’infiammazione.“
“Siamo entrati nell’era della medicina personalizzata per il cancro alla prostata”, continua. Da un lato, le popolazioni più a rischio vengono mirate meglio grazie a uno screening personalizzato basato sulle caratteristiche dell’individuo (età, storia di cancro in famiglia, origine etnica, ecc.) e sul dosaggio del PSA, ma anche sul contributo di Imaging MRI e nuove tecniche di biopsia mirata. D’altro canto, anche i trattamenti, che negli ultimi anni sono notevolmente migliorati, sono stati adattati al paziente.
Sorveglianza attiva, prostatectomia totale… cure adattate al paziente
“Esistono grandi progressi nel trattamento, qualunque sia lo stadio del cancro”, aggiunge. “Lo diagnostichiamo e lo caratterizziamo meglio per prendercene cura in modo ottimale.Il medico infatti spiega caso per caso:
- per uno stadio localizzato con tumore meno aggressivo, il paziente sarà sottoposto a sorveglianza attiva (misurazione del PSA, esplorazione rettale, RM) senza trattamento aggressivo al fine di posticipare nel tempo eventuali effetti collaterali dei trattamenti;
- per i tumori più aggressivi esistono diverse possibilità: prostatectomia totale (con assistenza robotica) e/o radioterapia;
- per gli stadi metastatici, con altri organi colpiti (in particolare i linfonodi o le ossa), il paziente seguirà una terapia ormonale per ridurre il livello di testosterone e quindi ridurre la vitalità delle cellule tumorali: “le nuove terapie ormonali sono molto efficaci e migliorano la sopravvivenza dei pazienti”, precisa il professor Mathieu.
“Le conoscenze acquisite in pochi anni riguardano anche la qualità della vita dei pazienti per vivere meglio durante e dopo i trattamenti.“, aggiunge l’AFU.
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