“Non pensiamo più a questa malattia, però è estremamente grave e può uccidere”.

“Non pensiamo più a questa malattia, però è estremamente grave e può uccidere”.
“Non pensiamo più a questa malattia, però è estremamente grave e può uccidere”.
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Secondo i dati di Public Health France, dall’inizio del 2024 sono stati segnalati una ventina di casi cluster di pertosse in otto regioni francesi. In confronto, per l’intero 2023, in una regione sono stati identificati solo due casi cluster.

Le Parisien pubblica gli ultimi dati dell’Istituto Pasteur che riporta “più di 5.500 casi positivi“nei cinque mesi da gennaio a maggio.”Abbiamo già raggiunto un numero undici volte superiore a quello dell’intero 2023 e superiore a quello di ogni anno pre-Covid (3.200 durante l’ultimo picco nel 2017, per esempio)“, scrive il quotidiano. La ripresa dei casi riguarda anche l’Europa, dato che tra gennaio e marzo sono stati segnalati 32.000 casi su scala europea, contro i 25.000 dell’intero anno scorso.

La pertosse è molto contagiosa; una persona malata può infettare in media da 15 a 17 persone. I batteri vengono trasmessi tramite goccioline dal naso o dalla bocca quando si tossisce. “La pertosse inizia insidiosamente con tosse sempre più violenta, febbre, collasso immunitario e stanchezza estrema. È il tono della tosse che darà la diagnosi al medico“, spiega il dottor Recchia, prima di aggiungere: “Non pensiamo più alla pertosse. Tuttavia è una malattia estremamente grave che può uccidere”.

Come possiamo spiegare la progressione dei casi? Le Parisien evidenzia diverse ipotesi: bassa esposizione agli agenti patogeni durante la pandemia di Covid-19, bambini che non hanno ricevuto l’ultimo richiamo vaccinale raccomandato a 6 anni e poi tra 11 e 13 anni. “Mi rivolgo ai genitori, quando vi accorgete che c’è una tosse che persiste in un bambino per più di 48 ore consultate immediatamente il pediatra“, consiglia il dottor Recchia.

L’Alta Autorità della Sanità raccomanda che la vaccinazione contro la pertosse venga effettuata nelle donne incinte a partire dal secondo trimestre di gravidanza – tra la 20a e la 36a settimana di amenorrea – per”aumentare il trasferimento passivo attraverso la placenta degli anticorpi materni e garantire una protezione ottimale del neonato da parte degli anticorpi materni“, spiega Ameli Santé.

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