Iperconnessione sul lavoro: limitare la sovraesposizione dei dipendenti

-

L’iperconnessione sul lavoro è un fenomeno che colpisce molti dipendenti delle imprese. Motivo per fare il punto sui rischi che questa pratica comporta e sui modi per evitarla.

L’iperconnessione è un fenomeno che riguarda molte aziende, anche del settore digitale. Per arginarlo o controllare il modo in cui alcuni dipendenti gestiscono il proprio orario di lavoro, esistono soluzioni. Nel 2023, uno studio ha indicato che il 31% dei dipendenti intervistati era esposto a questo fenomeno. Quest’ultimo ha indicato l’invio di e-mail dopo le 20:00 più di 50 sere all’anno.

In breve, l’iperconnessione può essere vista sotto forma di un cambiamento di paradigma nel mondo del lavoro. Può presentarsi come stress digitale tradotto da un sentimento di urgenza, da un sovraccarico di lavoro o dalla ricaduta del lavoro nella sfera personale. Questo stato può quindi portare ad aggiungere un nuovo carico mentale. Tra le conseguenze più drammatiche può verificarsi il burnout.

In un ambiente di lavoro, il collegamento incontrollato dei dipendenti ai propri strumenti di lavoro può quindi provocare un sovraccarico di lavoro, un calo della produttività, della motivazione o addirittura portare alla depressione o ad eventuali assenze per malattia. Si tratta di aspetti a dir poco critici legati alla salute e sicurezza sul lavoro. Componenti di cui è responsabile il datore di lavoro.

I rischi di questo fenomeno riguardano tanto i dipendenti quanto l’azienda. Per le aziende, ciò può causare un calo della produttività, un calo della coesione interna o addirittura una mancanza di responsabilità dei team.

Promuovere il diritto alla disconnessione

Per contrastare il fenomeno dell’iperconnessione, le aziende possono evidenziare l’esistenza di un diritto alla disconnessione. Ciò può essere inteso come il diritto a non essere collegati a uno strumento digitale professionale al di fuori dell’orario di lavoro. Questa facoltà può quindi essere parte di un approccio volto al miglioramento delle condizioni di lavoro. L’idea è anche quella di promuovere l’equilibrio tra vita professionale e vita personale.

La Francia è stata uno dei primi paesi a farsi carico della materia e ad integrarla nella propria legislazione nazionale. In Europa, solo 9 paesi attualmente tengono conto di questo diritto. A livello comunitario non esiste al momento alcun testo. Si attende però un contributo da parte della Commissione Europea.

Non è prevista alcuna sanzione in senso stretto contro il mancato rispetto del diritto alla disconnessione. Il datore di lavoro di un’impresa con almeno 50 dipendenti, invece, può essere penalizzato fino all’1% della retribuzione corrisposta nel periodo interessato. Questa responsabilità può essere sostenuta se non ha avviato le negoziazioni annuali obbligatorie su QVT. Questa negoziazione deve includere il diritto di disconnessione. Se non esiste un accordo standard, le aziende hanno l’obbligo di negoziare su questo punto internamente.

Una carta per evitare l’iperconnessione

I professionisti raccomandano di pubblicare una carta digitale come strumento per ridurre l’iperconnessione. Il suo contenuto può contenere un preambolo che ricorda l’esistenza del diritto alla disconnessione e le finalità di quest’ultimo. Può essere effettuato un promemoria di buone pratiche con i tempi di riposo giornalieri e settimanali da rispettare. Possono essere menzionati anche gli orari durante i quali i dipendenti non sono tenuti a rispondere a e-mail e altri messaggi professionali.

Dal punto di vista giuridico, da dicembre 2022 è stato presentato sotto forma di emendamento un testo relativo all’organizzazione ibrida del lavoro. Quest’ultimo, sostenuto da Numeum, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 16 marzo 2024. Si applica quindi a tutte le aziende del ramo Syntec, comprese quelle le cui organizzazioni sindacali non sono firmatarie dell’accordo.

Olivier Robillard

-

PREV Dimagrimento per l’estate: cos’è la dieta Belle Plante?
NEXT il microbiota potrebbe avere strani poteri