Pierre Boudehent compirà 27 anni il 6 febbraio. Centro o ala di corporatura robusta (1,96 m, 107 kg). Selezioni U20, con France 7, un acquisto allo Stade Français ma un solo referto. E così le valigie sbarcate nel Morbihan, obiettivo a medio termine: riconquistare il tempo da gioco.
Come è andato il tuo arrivo a Vannes?
Sono già passate due settimane da quando io e mia moglie siamo arrivati a Vannes, anche poco più di due settimane, quindi l’acclimatamento è avvenuto molto velocemente e facilmente. Siamo stati gettati dritti nel profondo e finora le cose stanno andando davvero bene. E poi non siamo arrivati in una terra sconosciuta. Devo ammettere che è bello iniziare con una nuova dinamica, vedere volti nuovi, vivere una nuova atmosfera, è tutto diverso.
Quando guardiamo le tue prestazioni, la tua carriera, il tuo fisico, ci diciamo che non manca molto… Ne sei consapevole?
Oh sì, ne sono consapevole. Che cosa manca? Ancora non lo so. Finora non c’è stata quella scintilla.
Gli allenatori non si fidavano di te?
E’ proprio così, proprio così. Ma non voglio entrare troppo nei dettagli… In effetti, ho sperimentato i difetti dello spirito sportivo professionistico, che possono rallentare la carriera, di fatto. Per me ci sono stati sicuramente gli infortuni e quindi la sfiducia che gli allenatori hanno dimostrato nei miei confronti. Molto spesso sono questi due punti a far sì che un atleta possa essere messo da parte, non messo in risalto. Per quanto mi riguardava, era un cocktail che non funzionava. Mentre ero in gran forma. E’ così.
Hai un duplice progetto, qualcosa oltre al Rugby?
Oggi no. Il mio lavoro è il rugby, per il momento punto tutto su quello. E poi abbiamo appena avuto una figlia… Non ho tempo per fare nient’altro in questo momento. Anche mia moglie lavora da parte sua. Abbiamo trovato il nostro equilibrio in questo modo.
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