XV di Francia – Perché lo staff si rivolge a uno psicologo il giorno dopo la partita

XV di Francia – Perché lo staff si rivolge a uno psicologo il giorno dopo la partita
XV di Francia – Perché lo staff si rivolge a uno psicologo il giorno dopo la partita
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Dalla tournée di novembre, Fabien Galthié e il suo staff si rivolgono a uno psicologo il giorno dopo una partita, per appianare il rapporto tra i suoi membri ed evacuare ciò che resta non detto. Una delle lezioni più evidenti da un passato ancora recente…

Sia che si aderisce in pieno al discorso “alta prestazione” o che si preferisca banalmente qualificarlo come l’esercito messicano, resta una realtà per quanto riguarda lo staff composto da Fabien Galthié. Cioè che nei giorni delle partite ci sono più persone che supervisionano i giocatori che giocatori stessi… Avanguardia? Esagerato? Ognuno avrà la sua umile opinione sull’argomento. Il fatto è che in termini di risorse umane, la direzione del XV francese presenta sulla carta tante “possibilità” di disfunzione quanto il gruppo di giocatori dall’ego forte che deve gestire. “Lo staff è un team di 32 persone, sottolinea l’allenatore del XV di Francia nell’intervista che ci ha rilasciato (leggi alle pagine 2 e 3). Il lavoro che facciamo con chi lavora sul campo, dobbiamo farlo anche con chi è al vertice, me compreso. Non devo trascurare nessuno. Prima collaboravamo tutti insieme, anche se mettevo molta cura nella scelta di ogni membro dello staff. […] Ma anche se la sensazione è buona, non puoi mai essere sicuro di nulla finché non abbiamo attraversato insieme una tempesta. Un fatto evidente che l’ultima tournée in Argentina ha permesso a Fabien Galthié di rendersi conto, che ha avuto solo l’effetto di far esplodere i non detti e altri risentimenti, quando si tratta di misurare il grado di responsabilità di ciascuno…

Galthié: “Ridurre il costo cognitivo in un quadro stabile”

Ecco perché, in occasione del debriefing sulle disavventure dei Blues nella pampa, Fabien Galthié non ha esitato a ricorrere a uno psicologo che potesse fungere da mediatore tra gli individui e mettere sul tavolo le lamentele di alcuni attraverso la maieutica. verso gli altri. “Sì e ci sono state tensioni, delusioni, discussioni vivaci, Galthié lo ammette francamente. […] Questi incontri con lo staff di preparazione mentale, ecco a cosa li usiamo. In modo che tutti prendano coscienza di cosa dovrebbero fare o non fare”.

Un approccio che all’inizio non è stato necessariamente ben accolto da alcuni, ma che è comunque continuato per tutto il tour di novembre, con lo staff che ha dedicato del tempo durante la giornata della domenica per questo lavoro di terapia collettiva. Il tutto dal punto di vista dei risultati sembra positivo, visto che Galthié e i suoi hanno deciso di proseguire la loro introspezione almeno fino alla fine del Torneo. “Questo ci permette di avere degli “avvertimenti” sugli spigoli, sui problemi non ben affrontati e di migliorare. […] Il guadagno è quello che io chiamo costo cognitivo perché il sovraccarico emotivo può avere un impatto sul processo decisionale. Questo approccio ci consente di ridurre questo costo cognitivo, il tutto all’interno di un quadro stabile”. Tutto fuorché superfluo, se ricordiamo che una delle ragioni del fallimento del Mondiale è imputabile anche ai divergenti punti di vista riguardo alle scelte umane e strategiche tra i membri dello staff…

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