Eben Etzebeth, l’altro simbolo sudafricano

Eben Etzebeth, l’altro simbolo sudafricano
Eben Etzebeth, l’altro simbolo sudafricano
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Se ne fosse rimasto solo uno, probabilmente sarebbe lui: Eben Etzebeth. Per i nostri gusti, la perfetta incarnazione del rugby sudafricano oggi, quando il suo capitano, Siya Kolisi, porta con sé più caratteristiche dell’icona della nazione “arcobaleno”. Conosci la canzone: ognuno ha la propria strada, ognuno ha i propri sogni e ognuno ha il proprio destino!

Quindi, soprattutto, non lasciatevi indulgere nel giochetto del confronto perché non troverete lì le vostre biglie: questi due, che accovacciano il manifesto e condividono la gloria di una doppietta ai Mondiali (2019-2023) , ovviamente non c’entrano nulla. Uno è un giocatore di rugby che brilla nell’ombra e l’altro è emerso per brillare. Tuttavia, entrambe sono le forze trainanti degli Springboks.

Ma se dovessimo ancora decidere tra loro, arrendersi sarebbe impossibile: nel merito del rugby, Eben resta davanti. Sopra. Come un fenomeno sacro e in linea con questi profili che il Sudafrica ha sempre saputo coltivare per sottoporre a tortura i suoi avversari. Etzebeth è quindi una roccia granitica con tre polmoni, “bastoni da decatleta”, braccia come cilindri d’acciaio e un QI da rugby ben superiore alla media. Con tutto ciò competerai. E con questo andrai comunque a spiegarci che il nostro amico Eben non ha la figura giusta per la Top 14…

In verità, anche se la sua esperienza al Tolone non è stata un vero successo, il giocatore è comunque un riferimento. Forse anche fantasia – non detta o inaccessibile – per alcuni dei nostri cari tecnici della Top 14… Se sono più propensi a guardare verso la Nuova Zelanda o l’Australia alla ricerca di uccelli rari in seconda linea, non è così. Forse non è solo questione di profili fisici e opzioni tecnico-tattiche.

No, se Eben Etzebeth non ha rotto tutto all’RCT seguendo le orme dei gloriosi Botha e Matfield, è anche e soprattutto una questione di tempi e di priorità. Perché puoi arrivare alla Top 14 inseguendo il tuo destino internazionale, quando sei sudafricano; che è proprio ciò che gli All Blacks non possono fare, quando vengono “da noi”.

Per Kolbe, Kolisi, il nostro nuovo detentore del record delle selezioni sudafricane e tanti loro partner, gli Springboks sono semplicemente tornati ad essere una forza trainante, una causa nazionale che non abbandonerebbero per nulla al mondo e nemmeno fine a se stessi. , nella loro carriera. Per loro, quindi, non c’è nulla al di sopra, in termini di impegno o sacrificio.

Questo è certamente il motivo per cui la scoperta del campionato francese, impegnativo come l’ascesa in catena delle quattordici vette di oltre 8000 metri del pianeta, sarà durata solo un paio di mesi o talvolta solo una stagione di seduzione; insomma, un lampo come un flirt. L’amore deluso non deve però farci dimenticare la realtà: questo Eben resta un giocatore straordinario. È il legno da cui ricaviamo i più grandi campioni, raro e quindi prezioso.

È lui, infine, il simbolo di questo rugby sudafricano regolarmente caricaturato per i suoi eccessi di dominio fisico ma che non brilla nel solo registro del combattimento e dell’abbattimento dei nemici… L’anno scorso, ai quarti di finale dei Mondiali, nel frattempo , Etzebeth aveva infranto parte del nostro sogno francese.

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