“L’Argentina può essere un faro per il mondo. (…) Possiamo essere un esempio per un Occidente che ha un disperato bisogno di riscoprire le idee di libertà! » Durante la grande messa dei conservatori, la Conservative Political Action Conference (CPAC), che si è tenuta in un lussuoso hotel di Buenos Aires, mercoledì 4 dicembre, il presidente argentino, Javier Milei, ha parlato davanti a un pubblico conquistato.
Tra i partecipanti che si sono avvicendati sul leggio, Lara Trump, nuora del neoeletto presidente americano e copresidente del Comitato Nazionale Repubblicano, Santiago Abascal, il leader del partito di estrema destra spagnolo Vox, Eduardo Bolsonaro, il figlio dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro… L’élite conservatrice si è riunita per la prima edizione argentina del CPAC, un forum fondato nel 1964 e che si tiene una volta all’anno a Washington, ma viene esportato anche in alcune edizioni.
Mentre si prepara, il 10 dicembre, a celebrare il suo primo anno al potere, e con una crescente popolarità, Javier Milei ha espresso una brillante valutazione del suo governo e della sua disciplina di bilancio, “in prima linea su come fare politica, come governare e come gestire l’economia”.
Il presidente ultraliberale è abituato ai riferimenti biblici e, per chiudere la grande cerimonia conservatrice, ha pronunciato un discorso in forma di decalogo. Javier Milei – che si è recato due volte negli Stati Uniti per assistere alla grande conferenza conservatrice, in febbraio a Washington e in novembre a Mar-a-Lago, in Florida, nonché all’edizione brasiliana di luglio –, era determinato a collocare l’Argentina al primo posto centro del movimento conservatore internazionale, che chiamò ad organizzare.
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Confortato dall’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, ne è convinto “cambio di tempi” e ha accolto con favore il “nuovi venti di libertà”. Questa, secondo lui, deve impadronirsi dell'economia, con uno Stato ridotto al minimo indispensabile, spogliato delle sue funzioni di regolamentazione. Ma ha anche insistito molto sui valori, costruendo così un ponte tra la sua ideologia originaria, ultraliberale ed essenzialmente centrata sull’economia, e la “battaglia culturale” contro le idee progressiste della sinistra.
“Internazionale di destra”
IL “socialismo” venne così stroncato, non senza metafore violente e volgari, consuetudine del presidente argentino, che espresse la sua esasperazione di fronte “a coloro che sono ossessionati dalle buone maniere e dalla tolleranza”. Secondo gli ultraliberali “venti di libertà” e antisocialisti all'estero suscitando il suo entusiasmo per a “internazionale di destra” vengono soffiati anche dal presidente di El Salvador, Nayib Bukele. Quest'ultimo è stato eletto per la seconda volta consecutiva quest'anno, contrariamente alla Costituzione del suo Paese.
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