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“Adottata la mozione di censura”: un solo precedente, il 5 ottobre 1962, per far cadere il governo Pompidou

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Questa è l'unica mozione di censura ad aver raggiunto il suo obiettivo. Su quasi 150 tentativi registrati sotto la Quinta Repubblica.

Se la mozione di censura verrà adottata entro poche ore questo mercoledì, 4 dicembre, non sarà la prima di questo tipo sotto la Quinta Repubblica.

In effetti, esiste un precedente, uno solo. Avvenuto il 5 ottobre 1962, per far cadere il governo di Georges Pompidou. La maggioranza richiesta per la sua adozione era allora di 241 voti, la mozione allora presentata ne aveva raccolti 280.

In gioco allora il suffragio universale

All'origine di questo episodio senza precedenti sotto la Quinta Repubblica, nata nel 1958, un'iniziativa del presidente della Repubblica, generale de Gaulle, che aveva proposto il 20 settembre una profonda riforma della Costituzione: mentre dal 1958 e dall'instaurazione del regime che lui stesso aveva messo in atto (con grande sgomento di un giovane oppositore di nome François Mitterrand che poi denunciò “un colpo di stato permanente”), il presidente della Repubblica veniva eletto da un collegio di elettori, questo progetto di riforma proponeva che d'ora in poi egli fosse eletto a suffragio universale.

E il Capo dello Stato punta a sottoporre a referendum questa modifica della Costituzione.

Una mozione di censura adottata dal 58%

Le opposizioni si uniscono, si ribellano, temono un ulteriore rafforzamento del ruolo di un presidente della Repubblica doppiato direttamente dal popolo e, quindi, uno squilibrio delle istituzioni a svantaggio dei parlamentari. In un contesto scottante (attentato del Petit-Clamart da cui è scappato Charles de Gaulle, fine della guerra d'Algeria), la mozione di censura viene quindi adottata dai deputati.

Referendum ed elezioni legislative anticipate

Ma quello che poteva sembrare uno scacco per il potere si trasformò in un trionfo per i gollisti: il presidente de Gaulle mandò Pompidou a gestire l’attualità, sciolse l’assemblea, organizzò il suo referendum e annunciò elezioni legislative anticipate.

Nel referendum i francesi votarono per il 62% a favore del suffragio universale, e i gollisti vinsero le elezioni legislative dalle quali uscirono con la maggioranza assoluta. De Gaulle può così continuare ad esercitare il potere assoluto all'Eliseo, pur mantenendo Pompidou a Matignon.

Michel Crespy: “Niente di paragonabile”

Uno scenario che Emmanuel Macron non osava nemmeno sognare… “Ma non c’è niente di paragonabile tra il 1962 e oggi” nota il politologo di Montpellier Michel Crespy. “Assolutamente tutti i partiti, tranne il gollista UNR, erano contrari all’idea del suffragio universale per le elezioni presidenziali. Quindi, ovviamente, l’attuale mozione è anche una mozione contro Emmanuel Macron, ma l’analogia finisce qui”.

E ironicamente: “La base elettorale del presidente de Gaulle era del 62%, come abbiamo visto nel referendum che è seguito. Quella di Macron deve essere al massimo del 25%. Se tenesse un referendum sui cavoli ripieni, perderebbe anche lui! E poi c'è questa enorme differenza: de Gaulle è riuscito a sciogliere Macron immediatamente, ma comunque non prima di luglio.

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