Di Matthieu Le Gall
C’è stato un tempo, non molto tempo fa, in cui Elon Musk non provava altro che disprezzo per Donald Trump. Un tempo in cui il presidente repubblicano considerava il boss di Tesla come un vero e proprio «artista» in materia di “stronzate”. Tra il magnate newyorkese trasferitosi a Mar-a-Lago e il sudafricano diventato re della Silicon Valley, continente dell'incomprensione.
I due uomini sono oggi i migliori amici del mondo. Elon Musk ha raccolto 200 milioni di dollari per finanziare la vittoriosa campagna di Donald Trump. In cambio, quest'ultimo gli ha offerto un posto di consigliere speciale responsabile “efficienza governativa”. L’“accordo”, accolto in Francia dal ministro della Funzione pubblica Guillaume Kasbarian e dalla presidente della regione Île-de-France Valérie Pécresse – che sappiamo essere la più ispirata – trasuda infatti conflitto di interessi.
Tesla e SpaceX, le due ammiraglie dell’impero Musk, hanno beneficiato di diversi miliardi di dollari in sussidi pubblici. Tutti i contratti firmati tra la NASA e SpaceX negli ultimi dieci anni raggiungono la cifra astronomica di 11,8 miliardi di dollari. Permettiamoci quindi di dubitare dell’integrità di Elon Musk quando si tratta di ripulire le agenzie federali americane.
Gli intenditori della Silicon Valley osservano con scetticismo il riavvicinamento di due grandi egocentrici, predicendo già un disastroso epilogo alla loro improvvisa storia d'amore. A Donald Trump non piace apparire impressionabile. Elon Musk serve i suoi interessi. Entrambi gli uomini prosperano grazie alla luce, ma c'è solo un posto al sole.
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