L’implacabile Sinner batte Shelton agli Australian Open 2025. Finale contro Zverev

L’implacabile Sinner batte Shelton agli Australian Open 2025. Finale contro Zverev
L’implacabile Sinner batte Shelton agli Australian Open 2025. Finale contro Zverev
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La testa di serie numero 1 contro la 2a è la finale su cui puntano sempre gli organizzatori di tornei di qualsiasi livello. Eppure Australia avrebbe preferito avere in campo domenica contro Jannik Sinner la testa di serie numero 3, Carlos Alcaraz, o il numero 7, Novak Djokovic. È inutile spiegare i motivi, li conosci. Poi succede che Nole elimina Carlitos nei quarti e si ritira anzitempo in semifinale contro Alexander Zverev (è il numero 2). Così, tra due giorni, l’italiano e il tedesco si contenderanno il titolo del primo slam dell’anno. Non fatevi ingannare dal punteggio (7-6 6-2 6-2) della seconda testa di serie di oggi, quella della serata alla Rod Laver Arena. Jannik sapeva che contro Ben Shelton, 22 anni, da lunedì prossimo all’ATP 14, non sarebbe stata una passeggiata. E così è stato. Io invece lo speravo, in attesa della finale di domenica e dopo aver visto Zverev faticare pochissimo contro Novak Djokovic.

Sinner, set recuperato nell’ultimo tuffo

Il leader del ranking ATP è costretto a recuperare il primo set all’ultimo tuffo: sotto 5-6, al ritorno, annulla due palle che avrebbero chiuso il set in favore dell’americano, poi gioca il pareggio rottura del controllo totale (7-2). Nel secondo set, seppure combattuto, Sinner è partito fortissimo, ha subito ottenuto due break e non si è più fatto riprendere. Successivamente insiste anche sul punto debole dell’americano, il rovescio oberato di lavoro e necessariamente arretrato. Alla risposta trova le contromisure ai servizi dell’avversario, spesso superando i duecento all’ora. Il break che annienta il mancino di Atlanta si concretizza nel quinto game del terzo set, con un break volutamente forzato da Jannik per abbreviare la durata del match. C’è un motivo: l’allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill ha qualche problema muscolare alle cosce, probabilmente crampi, tanto da dover farsi massaggiare un paio di volte durante i cambi campo. Deciso a chiudere, ha trasformato il primo match point a disposizione, dopo 2 ore e 34 minuti di scambi spettacolari. L’intervista sul campo a Jim Courier è il bozzetto di Jannik del rapporto “familiare” con lo staff: tutti ridono e si abbracciano nel garage, a dimostrazione di un clima di assoluta serenità, che è la premessa di ogni grande successo.

Un odio senza precedenti contro Djokovic

Lo sguardo e, soprattutto, l’orecchio (si può dire?) stupisce. I fischi della folla sul campo centrale che fischiano Novak Djokovic non sono una novità, ma oggi sul dieci volte vincitore degli Australian Open si riversa un odio udibile senza precedenti, moltiplicato per il suo inaspettato ritiro dopo che un tiro al volo sbagliato gli ha fatto rinunciare al tie break ( 7-5) del set d’apertura della semifinale pomeridiana. Il suo avversario, Zverev, ha capito tutto e prova a spiegarlo ai manifestanti: “Avete pagato il biglietto e vorreste vedere una battaglia nel quinto set, ma Djokovic ha dedicato la sua vita a questo sport, qui ha vinto con uno strappo addominale e uno al tendine del ginocchio. Se si ritira è perché non può continuare. Sii rispettoso e mostragli un po’ d’amore”.

Nole spiega l’infortunio

Nella conferenza stampa post partita, Djokovic ha spiegato cosa gli è successo: “È lo strappo muscolare dell’altro giorno (a causa del quale) non tocco palla dalla fine della partita con l’Alcaraz un’ora prima di scendere in campo. tribunale oggi. L’ho curato solo con farmaci e fisioterapia. Verso la fine del primo set ho sentito sempre più dolore. È un risultato sfortunato. Ma ci ho provato. Ciò che trapela però dallo staff del serbo è rassicurante: si tratterebbe di un infortunio di lieve entità. Per il resto le sue condizioni fisiche attuali sarebbero eccezionali, come dimostrato anche durante il torneo, in particolare contro Carlitos. I piani per la stagione, quindi, non cambiano, a partire dalla partecipazione all’ATP 500 di Doha, a metà febbraio. Sul futuro della collaborazione con Andy Murray – che Nole ha giudicato “molto positiva” – la decisione verrà presa più avanti.

Zverev il perdente da non sottovalutare

A meno di quarantotto ore dalla finale mi permettete di fare un paio di considerazioni: Zverev non è apparso perfetto negli 82 minuti giocati oggi. Ha infatti dovuto subire in più occasioni l’aggressività di Nole sprecando qualche buona occasione, anche se nel tie break è stato impeccabile. Ma ha faticato poco e affronterà Sinner da sfavorito, senza sfavoriti. Sarà la sua terza finale slam, dopo quelle degli US Open nel 2020 e del Roland Garros dello scorso anno. Sottovalutarlo sarebbe un errore gravissimo.

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