Una storia di straordinaria resilienza. O come l’amore possa essere più forte di tutte le atrocità del mondo. Quando Heather Morris incontrò Lale Sokolov nel 2003 mentre lavorava in un ospedale di Melbourne, in Australia, non poteva immaginare come questo incontro le avrebbe cambiato la vita. Lale Sokolov, allora 87enne, ha appena perso Gita, l’amore della sua vita. Una cosa tira l’altra, man mano che i loro incontri andavano avanti, si creò una profonda amicizia. Il vecchio finisce per confidare il pesante segreto che si porta dietro da decenni: non è solo uno dei sopravvissuti del più terribile campo di concentramento, quello di Auschwitz-Birkenau dove furono sterminate più di un milione di persone. vittime tra cui la maggioranza ebrei, ma anche uno dei tatuatori.
Lale Sokolov, ebreo di origine slovacca, fu deportato nel 1942. Aveva 26 anni. Si offrì volontario, pensando che avrebbe contribuito allo sforzo bellico e avrebbe preservato la sua famiglia poiché era single e senza figli. Al campo scopre di essere in realtà prigioniero con tutte le atrocità che lo circondano. Diventa suo malgrado il tatuatore, colui che deve scrivere i numeri identificativi sulle braccia dei suoi compagni di cella. In questo orrore assoluto, incontra l’incontro della sua vita: quello di Gita Furman, 18 anni. Gli amanti sopravvivono come meglio possono. È questa storia d’amore che Heather Morris trascrive nel suo primo romanzo pubblicato nel 2018, Il tatuatore di Auschwitz (City Éditions e J’ai Lu) e adattato in una serie dal titolo omonimo che M6 trasmette dal 22 gennaio 2025, alle 21:10, in occasione della commemorazione dell’80° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz- Campo di Birkenau.
Non avrebbero potuto vedersi mai più
Una storia d’amore ancora più incredibile se si sa che non furono liberati dal campo nello stesso momento. Forse non si sarebbero mai più rivisti. Lale Sokolov venne trasferito pochi giorni prima della liberazione del campo da parte dei sovietici, il 27 gennaio 1945, nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria. Riesce a scappare e ha una sola ossessione: trovare Gita. Nel frattempo anche Gita lascia il campo con altri prigionieri presi dai nazisti prima dell’arrivo dei russi. Anche lei è riuscita a scappare. Infine, è nelle strade di Bratislava, in Slovacchia, il luogo in cui si ritrovano i deportati al loro ritorno nel Paese, che il caso li riunisce. Si sposarono nell’ottobre 1945. Lale prese il cognome Sokolov, il nome da sposata di sua sorella, al posto del suo nome di nascita, Eisenberg. Crede che il suono russo sia più facile da trasportare in un paese sotto l’influenza dell’Unione Sovietica.
Dalla Cecoslovacchia all’Australia
Lale Sokolov entra nell’industria tessile creando la propria fabbrica. Si batte per la creazione dello Stato di Israele raccogliendo fondi. Ma il governo comunista non vede di buon occhio la sua attività. Viene imprigionato e la sua attività nazionalizzata. Dopo il suo rilascio, Lale e sua moglie Gita decisero di emigrare e si stabilirono a Melbourne, in Australia, nel 1949. Si dedicano nuovamente alla produzione tessile. Nel 1961 nacque Gary, il loro unico figlio, un bambino miracoloso mentre sua madre pensava che non sarebbe stata in grado di concepire un bambino a seguito degli orrori subiti nel campo. Lale e Gita non nascondono il loro passato traumatico al figlio quando sarà abbastanza grande da capire, senza entrare nei dettagli. Gary li scoprirà durante le confessioni di suo padre. Lale Sokolov non ha mai voluto tornare in Europa. Morì all’età di 90 anni il 31 ottobre 2006, tre anni dopo la morte di Gita, l’amore della sua vita. Tre anni durante i quali si è confidato con Heather Morris affinché la sua storia non scomparisse per sempre. Senza però sperimentare definitivamente il successo che il libro ebbe dodici anni dopo.