COLLOQUIO – Il conduttore e autore ritorna su questa passione ereditaria, nata alcuni decenni fa a Nancy.
Il grande pubblico lo conosce come un amante del patrimonio. Basti dire, quindi, che il Centro Nazionale del Libro non ha sbagliato a scegliere Stéphane Bern come sponsor della 9a edizione del suo evento culturale, dal 23 al 26 gennaio 2025.
IL FIGARO. – Secondo te la letteratura fa parte del patrimonio?
Stéphane BERNA . –Assolutamente! In quanto tali, le opere di Molière, Montaigne, Chateaubriand, Christine de Pisan, Françoise Sagan, Marguerite Yourcenar, Simone de Beauvoir e Victor Hugo sono monumenti della cultura francese. Non diciamo anche questo Ricerca di Marcel Proust è una cattedrale di carta? Come il patrimonio costruito e il patrimonio naturale, questi monumenti della lingua francese sono vettori di storia e di identità. Appropriandoci di questi testi della nostra letteratura, ci integriamo attraverso la cultura.
Il patrimonio porta in sé questa nozione di eredità e, quindi, di trasmissione. Che libri ti sono stati regalati?
Ho avuto la fortuna di nascere e crescere tra i libri – i miei genitori si sono sempre rifiutati di lasciare che la televisione distraesse la nostra attenzione dalla biblioteca – ed è così che, giovanissima, ho potuto vivere mille vite grazie alla letteratura. La biblioteca di famiglia che ho ereditato è un monumento prevalentemente classico con integrazioni contemporanee composto da centinaia di libri considerati essenziali, a cui nuovi romanzi hanno portato un tocco di modernità. I miei genitori avevano gusti eclettici ma ero felice che mi trasmettessero libri che non mi interessavano, come le opere teatrali di Sacha Guitry, tutte di Gide, Mauriac, Sartre, Beauvoir, Sagan, Robert Sabatier, Robert Merle, Jean d’Ormesson… Oltre ai miei monumenti preferiti che sono Flaubert, Balzac, Chateaubriand, Racine e Corneille!
Il patrimonio, antico o del XX secolo, religioso, vernacolare, astrale o industriale rappresenta quest’ancora di cui abbiamo bisogno, per connetterci alla Storia
Stephane Berna
Possiamo dire che sei nato nel patrimonio, poiché sei nato a Lione, capitale della Gallia, capitale della gastronomia, culla del cinema… La tua passione per il patrimonio è nata lì?
La mia passione per il patrimonio è stata in gran parte costruita nella mia città natale, Lione, dove sono tornato a studiare, camminando sui traboules, rotolando giù per le colline di Fourvière o Croix-Rousse, ma ad essere sincero, è nata a Nancy dove ho vissuto dai 4 ai 8 anni. Abitavamo in un edificio senz’anima o interessante degli anni ’60 ma, alla fine della strada, sono rimasto stupito da Place Stanislas, Place de la Carrière e dal Museo della Lorena. È stato uno shock estetico ed emotivo che non mi ha mai abbandonato quando siamo arrivati a Parigi. Ogni settimana i miei genitori ci portavano a visitare un museo o un monumento storico. Questo ha forgiato la mia passione.
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Abbiamo visto i legami che univano i francesi a Notre-Dame de Paris, quando bruciò il 15 aprile 2019, ma anche e soprattutto durante la sua riapertura, lo scorso dicembre. Cosa ti ispira questa passione attorno a questo simbolo del patrimonio? Secondo te i francesi, e più in generale, sono attaccati al loro patrimonio?
Al di là delle credenze e delle convinzioni di ciascuno, l’entusiasmo dei francesi per la riapertura della cattedrale di Notre-Dame de Paris, seguita massicciamente in diretta televisiva, si spiega tanto con l’emozione che cinque anni avevano suscitato davanti al terribile incendio di questa luogo religioso e culturale che rappresenta il libro della Storia di Francia e il teatro di grandi eventi nazionali, solo per questa passione molto francese per il patrimonio storico. È vettore di identità serena, di ancoraggio alla Storia ed è santuario di bellezza e arte anche nei borghi più remoti delle nostre montagne. Patrimonio, antico o del XX secoloe secolo, religioso, vernacolare, astrale o industriale rappresenta quest’ancora di cui abbiamo bisogno per connetterci alla Storia.
Il patrimonio è intangibile con la letteratura. Ma durante le Reading Nights il pubblico potrà collegare lettura e architettura. Anche per questo hai accettato di diventare sponsor dell’evento?
Questa è infatti la mia preoccupazione principale, direi addirittura la mia ossessione: trasmettere l’amore per la bellezza, l’arte, l’architettura e il gusto per il patrimonio. Quello che mi è piaciuto del tema scelto quest’anno dal CNL per queste Notti di Lettura è la nozione plurale di patrimonio. Sapete che troppo spesso associo il patrimonio castellano e quello religioso, mentre la Missione di Berna per i beni in pericolo ha molto aiutato il patrimonio vernacolare, operaio e industriale, il patrimonio del XXe secolo spesso trascurato, senza dimenticare queste famose case tra cui le case degli scrittori. Penso alla casa di Jean Giono, “le Paraïs” a Manosque, alla casa di Colette a Saint-Sauveur-en-Puisaye o anche all’intero restauro della casa di zia Léonie cara a Marcel Proust a Illiers-Combray, quello dei rari villaggi della La Francia che adottò il nome che l’autore immortalò nella letteratura. Un bel simbolo!