Hakawa sul leader! – Voce del Marocco

Hakawa sul leader! – Voce del Marocco
Hakawa sul leader! – Voce del Marocco
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Il videoclip, in cui il governatore della provincia di Settat, Ibrahim Abu Zeid, appare mentre bussa al responsabile dell’istruzione nel territorio della regione, Abdelali Saidi, alla maniera dei professori dell’epoca coloniale con i figli dei persone, ha rotto la monotonia della fredda giornata che ha seguito la sessione di gennaio del consiglio regionale, che si è tenuta l’altro ieri, lunedì. .

La scena in cui l’operaio ha inondato il Direttore Regionale dell’Istruzione Nazionale e dello Sport e altre cose con frasi come “Vattene da me”, “Al-Zumar” e “Tabokar”, si è trasformata in una “tendenza” fatta in casa e pura “Baladi” senza conservanti. La questione si è rapidamente trasformata in un’ondata di rabbia alla quale hanno partecipato tutti coloro che hanno visitato i siti di social network. Si tratta di una reazione lodevole, se non addirittura rassicurante, perché indica che i marocchini non hanno normalizzato un comportamento a dir poco scortese e inappropriato.

Ma dovremmo davvero sorprenderci, soprattutto coloro che affermano di far parte dell’élite accademica, politica o legale? Dovremmo fingere di non essere ancora riusciti a costruire uno Stato moderno basato sul diritto e sulle istituzioni? Per l’amor di Dio, è lecito a tutti noi fingere di essere scioccati come se avessimo “tagliato la valle e asciugato i nostri piedi” e avessimo interrotto il “fenomeno della leadership” come osservato da autorevoli studi sociologici?

Ho letto molti commenti che riportavano con attenzione i capitoli della Costituzione, delle leggi e dei testi normativi. C’era infatti chi voleva convincerci che il lavoratore è semplicemente un impiegato che rappresenta un settore statale, proprio come i rappresentanti di altri settori…
Mio Signore, mio ​​Signore?

È necessario ricordarsi a vicenda che la sede amministrativa in cui l’operaio svolge le sue mansioni è quasi l’edificio più grande, lussuoso e prestigioso della città?

Dobbiamo ricordare che questo impiegato pubblico, che rappresenta il settore interno a livello locale, è nominato dal re al Consiglio dei ministri?

Dobbiamo davvero prestare attenzione agli aspetti simbolici e formali che circondano la nomina e l’insediamento di governatori e lavoratori?

Smettiamola di “vincere stupidamente” e riconosciamo innanzitutto che, nonostante un intero secolo trascorso per un terzo sotto il colonialismo francese e gli altri due terzi durante l’era del moderno stato marocchino, non siamo riusciti a uscire dal sistema di governo Makhzen, e che tutta la legislazione, le istituzioni, le procedure e le procedure che abbiamo costruito non sono altro che un fragile guscio sopra un corpo magazzino antico e ben consolidato.

L’operaio di Settat, Ibrahim Abu Zeid, ha rimosso la buccia solo in un momento di rabbia iniziato prima della clip diffusa sui social media, quando stava parlando il direttore regionale del Ministero dell’Istruzione nazionale e ha lasciato cadere la penna che aveva in mano. dalla sua mano come espressione della sua insoddisfazione.

Se la scena diffusa di per sé è degna di discussione e di denuncia, la lezione sta nella profondità del “disaccordo”, che ci mostra chiaramente la gravità del fallimento gestionale di cui soffre lo Stato ai suoi vari livelli.

La questione riguarda il progetto per la costruzione di 29 stadi locali, che si era deciso di realizzare più di dieci anni fa, ma che è rimasto in fase di stallo ed è rimasto lettera morta in almeno dieci gruppi.

Il punto è che vediamo manomissioni nelle istituzioni e casualità nelle scelte, e non diamo peso alle ricadute di ciò sulla vita quotidiana dei cittadini, sui loro interessi e sull’efficienza della gestione del denaro dei contribuenti.
La questione è iniziata, come ha sottolineato il direttore regionale dell’Istruzione, Abdel Ali Saidi, quando con il governo Akhannouch si è deciso di annettere il settore sportivo al Ministero dell’Istruzione nazionale. Questa scelta, apparentemente volta a promuovere la selettività, ha causato confusione nei progetti e negli impegni che il Ministero della Gioventù e dello Sport aveva concluso in precedenza.

La questione si è complicata quando la società incaricata della realizzazione del progetto ha richiesto una revisione del contratto a causa dei danni causati dal periodo della pandemia di Corona e della conseguente inflazione e aumento dei prezzi delle materie prime.

Poi ci sono problemi legati al patrimonio immobiliare mobilitato per costruire questi stadi, che sembrano essere oggetto di disaccordo tra il Ministero dell’Istruzione Nazionale e dello Sport e il Ministero degli Interni, che ha la custodia delle terre della dinastia…

Questo “formalismo ad Al-Akli” è il vero sfondo di quanto accaduto questo lunedì 13 gennaio 2025, quando il lavoratore ha lanciato una tempesta verbale contro il rappresentante del Ministero dell’Istruzione, come per “raffreddare” l’escalation delle proteste contro l’operaio da parte dei capi dei gruppi rurali in cui il progetto ha vacillato, e la monopolizzazione della pratica. Parte la polemica nella seduta dello scorso settembre in seno al Consiglio regionale.

In occasione della menzione di questa istituzione elettiva, cioè del consiglio regionale, la legge organizzativa riguardante prefettura e consigli regionali prevede che il lavoratore assista ai lavori delle tre sessioni che si tengono nel corso dell’anno, e fornisca chiarimenti sia spontaneamente che su richiesta del membri del consiglio, ma non partecipa alla votazione.

Ma chi guarda le sedute dei consigli regionali noterà come l’operaio assume una posizione centrale, con l’immagine del re e la bandiera nazionale dietro di lui, e parla come se fosse il presidente.

In un simile esercizio, la verità emerge e le polveri scompaiono, non importa quanto spesse pensiamo siano abbastanza grandi da nascondere la realtà. L’operaio è il rappresentante del re nella mentalità collettiva, ed è il rappresentante del Ministero dell’Interno, cioè dell’autorità, cioè del magazzino, e quest’ultimo non è emigrato, non è andato in pensione, e non è andato in pensione. non morire, come pensava una volta il leader federale Muhammad Al-Yazghi.

L’aspetto positivo dell’incidente di Settat è che ci offre una rara opportunità di vedere la realtà senza maschere, e ci permette di contemplare un caso espressivo in cui l’incaricato devasta sia il personale eletto che quello amministrativo, che sa solo rispettare le regole e leggi, come attestano la maggior parte delle fonti di Abdel Ali Saidi.

Quest’ultimo, nel suo intervento che ha preceduto la tempesta operaia, ha cercato di chiarire gli aspetti procedurali legati al progetto in fase di stallo, e come aveva lanciato diffide all’azienda in questione, e che il passo successivo sarebbe stato avviare il completamento o ritirare l’affare. Ma si è scontrato con Ibrahim Abu Zaid, il farmacista che cavalcava il cavallo del potere, proveniente dal Council of Advisors, che lo aveva inserito come rappresentante della Professional Chambers Authority, prima che il chiamante lo invitasse a venire e diventare un lavoratore nella regione di Al-Zag.

Si tratta sì di un episodio fastidioso per chi lo segue in maniera emotiva, ma è indicativo ed espressivo per chi applica il consiglio di Remy Louveau, autore del libro “Il contadino marocchino che difende il trono” del giornalista Ahmed Benchemsi, ossia di osservare con calma e cercare di capire prima di prendere posizione. Il messaggio era chiaro, sia che la sua emissione fosse spontanea o intenzionale: il Makhzen governa ancora e può, quando necessario, ricorrere ai metodi delle epoche passate.

Ahod La storia popolare dice che il simbolo dell’autorità era il “leader”, che incarna il carattere e il simbolismo del sultano a livello locale. L’autorità investiva nell’immagine di questo funzionario amico ed esagerava il suo potere e il suo potere perché era la mano che stabiliva il suo dominio sul terreno, al punto che un giorno un membro dei sudditi fu invitato per qualche motivo al consiglio del Sultano. , e quando entrò nel palazzo, fu sorpreso dal Sultano sdraiato e circondato da cortigiani e segni di sfarzo e lusso. Tutto quello che poteva fare era dire: Ha commentato dicendo: Hakawa sul leader!

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