Questo film con Yvan Attal e Mathieu Kassovitz è ispirato a una storia vera?

Questo film con Yvan Attal e Mathieu Kassovitz è ispirato a una storia vera?
Questo film con Yvan Attal e Mathieu Kassovitz è ispirato a una storia vera?
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È un film che non ha convinto molto il pubblico in sala (come tanti altri, si può dire). La coppia di testa Yvan Attal e Mathieu Kassovitz aveva comunque qualcosa di cui intrigare, e il campo di gioco Fratelliabbastanza da affascinare. La storia di due ragazzi di 5 e 7 anni, Michel e Patrice, abbandonati dalla madre nel 1948. Vissuti per un periodo nella scuola che avevano frequentato, fuggono dopo un evento traumatico e si rifugiano nella foresta. Vissero lì per sette anni, formando così un legame unico. Decenni dopo, Michel è un architetto. Riceve una telefonata che gli informa che Patrice, che vive da anni in Canada, è scomparso senza lasciare traccia. Va subito a cercarla. Quando lo trova, il passato li raggiunge. Il sorprendente destino di questi due giovani fratelli è dunque ispirato a una storia vera? Non c’è bisogno di prolungare la suspense, la risposta è sì. Beh, forse non secondo tutti…

La genesi del film Fratelli dal suo direttore Olivier Casas

Il regista del film, Olivier Casas, è anche all’origine della sua sceneggiatura. Si ritorna, nella cartella stampa, alla genesi di Fratellievocando per la prima volta un caffè parigino che divenne suo “punto di riferimento da 25 anni” : “Ho scritto lì la mia prima sceneggiatura, ho trascorso lì giornate intere e, negli anni, ho costruito un gruppo di amici, uomini e donne, con profili molto diversi – dentisti, tappezzieri, architetti, avvocati, operai… – e di tutti generazioni, nel 2015, sono stato invitato all’inaugurazione di una casa la cui ristrutturazione era stata guidata da un certo Michel de Robert, un architetto, che fa parte della banda: è un uomo. di circa 70 anni, molto elegante, solare, Weston ai piedi e bellissimo orologio al polso.”comincia. Prima di dire: “Durante l’accoglienza del cantiere era totalmente assorto finché, ad un certo punto, lo sorpresi nell’atto di intagliare un pezzo di legno come un indiano Cherokee. Vedendo il mio stupore, ha cominciato a raccontarmi la sua storia, la sua infanzia, di cui non mi aveva mai parlato, alla fine del nostro scambio, mi ha detto: ‘Pensi che si potrebbe fare un film?’ l’inizio di una conversazione durata cinque anni prima che iniziassi a scrivere perché la storia di Michel era rimasta segreta per così tanto tempo che aveva bisogno di dipanare le fila in modo molto graduale.. Un periodo durante il quale Olivier Casas indagò a lungo, recandosi in particolare a Châtelaillon-Plage (nella Charente-Maritime), dove Michel e Patrice avevano vissuto con i bambini.

Uno specialista esprime dubbi sul film Fratelli

Quando il film venne distribuito, questa storia incredibile logicamente fece notizia sui media, soprattutto nella regione. Sud-ovest avanza mentre diversi residenti e specialisti della regione mettono in dubbio la veridicità di questa storia. Il quotidiano regionale ha poi svolto l’indagine, basandosi in particolare sulla testimonianza di“una Rochelaise, specialista della presenza americana in Charente-Maritime all’indomani della Seconda Guerra Mondiale”che racconta di essere stata contattata dal regista e produttore durante la preparazione del film. Avrebbe sottolineato diverse incongruenze nella cronologia degli eventi di Fratelli in relazione a fatti storici, primo fra tutti la presenza di una base americana fondata nel 1956 e non nel 1951: “Sono un diplomatico, quindi dico loro che non è compatibile. Ma non hanno tenuto conto delle mie argomentazioni. Volevano sentire cosa gli conveniva. E quello che ho detto loro non gli andava bene”spiega Sud-ovest. I media poi lo affermano “nessuno ha sentito parlare di un’avventura simile a Boucholeurs” (un quartiere di Châtelaillon, ndr), e si stupisce che nessuno in quel momento si sia accorto di questi due bambini. Precisa infine di aver contattato diversi specialisti che ritenevano impossibile la sopravvivenza di due bambini di 5 e 7 anni soli in un bosco da anni.

La risposta del regista Olivier Casas e Michel de Robert

A seguito di questa indagine, il direttore Olivier Casas aveva logicamente il diritto di replica nelle colonne di Sud-ovest. Difende il suo film: “Deve essere chiaro, non ho fatto un documentario. È una storia ispirata a eventi reali e ci sono scene che vanno e vengono a seconda della produzione. Abbiamo tralasciato alcune parti per questioni finanziarie e di tempo”. E il regista sottolinea di credere alla storia di un amico che conosce da più di 20 anni: “Sicuramente sono stati visti ma a nessuno importava perché ce n’erano altri. Michel e Patrice sono stati visti da tantissime persone che non hanno fatto domande”. Conclude indicando che lui “abbastanza elementi di verifica, persone che confermano questa storia per non avere dubbi sulla veridicità dei fatti”. Anche il principale interessato, Michel de Robert, ha potuto rispondere a tutte queste accuse, ancora a Sud-ovest : “Anch’io mi chiedo come abbiamo potuto sopravvivere (…). È pazzesco, già allora non esistevamo per nessuno e adesso ci dicono che non esistevamo, che “non siamo nemmeno andati dai Boucholeurs per cancellarci ancora una volta”.

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