La Lega algerina per la difesa dei diritti dell’uomo trasferisce la sua azione in Francia

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Una conferenza stampa dei sostenitori di Hirak, il movimento popolare algerino lanciato nel 2019, alla presenza di Aïssa Rahmoune, allora vicepresidente della Lega algerina per la difesa dei diritti umani, ad Algeri, il 7 luglio 2021. RYAD KRAMDI/AFP

Continua la lotta degli attivisti algerini per i diritti umani. Non più da Tizi-Ouzou, Béjaïa o Tamanrasset, ma da Parigi. Sciolta in sordina nel giugno 2022 dal tribunale amministrativo di Algeri – decisione appresa sette mesi dopo – la Lega algerina per la difesa dei diritti umani (LADDH) è stata “riattivato in forma giuridica diversa dall’estero”annunciato a Mondo membri dell’organizzazione, oggi in esilio in Francia.

Quest’ultima, il 29 ottobre, ha depositato presso la prefettura di Seine-Saint-Denis gli statuti di una nuova associazione, denominata “Collettivo di protezione della Lega algerina per la difesa dei diritti dell’uomo” (CS-LADDH). continuano a denunciare l’arbitrarietà in Algeria.

« Stiamo spostando la lotta in Francia per continuare la nostra missione di resistenzainsiste il suo presidente, Adel Boucherguine. Non lasceremo solo il regime del nostro Paese. » Anche quando annuncia gesti di“pacificazione”, come la grazia, avvenuta il 25 dicembre, a 2.471 detenuti da parte del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, la sfiducia resta. “Non ci fidiamo di questo regime”spiega il signor Boucherguine.

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Per questo giornalista 38enne, rifugiato politico in Francia, si tratta di continuare a documentare la repressione che prende di mira le voci dissidenti: attivisti democratici, sostenitori di Hirak, della rivolta popolare del 2019, o giornalisti.

La diaspora “nel suo ruolo storico”

“Non c’è più alcuna testimonianza di arbitrarietà in Algeriaassicura Aissa Rahmoune, direttrice esecutiva dell’associazione e ora rifugiata politica in Francia. Per un simile [sur les réseaux sociaux] o una poesia, puoi andare in prigione. La paura è onnipresente. » Per questo avvocato, devi esserlo “la voce di chi non può più dire nulla”. “Da Parigi possiamo allertare l’opinione algerina e internazionale senza rischiare nulla, spingendo le autorità a rispettare i trattati che hanno firmato”insiste.

Per raggiungere questo obiettivo, il CS-LADDH intende appoggiarsi alla rete della Lega, “è diventato illegale in Algeria”. Creata nel 1985, quest’ultima era un’organizzazione emblematica della società civile. È sopravvissuto a tutte le convulsioni politiche del Paese, compreso il “decennio nero” degli anni ’90. Dopo l’Hirak, è diventato il bersaglio preferito dei sostenitori della restaurazione autoritaria in corso in Algeria.

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Molti dei suoi leader, come il vicepresidente Kaddour Chouicha, sono stati perseguiti per aver partecipato alla rivolta pacifica e per aver criticato il governo. Altri membri dell’organizzazione sono stati condannati e sono in detenzione. “Anche Abdelaziz Bouteflika [président algérien de 1999 à 2019] e il generale Toufik, onnipotente capo dell’intelligence [de 1990 à 2015], non aveva osato sciogliere la Legaricorda Adel Boucherguine, è sempre stato tollerato. Oggi il paese è sprofondato in una repressione totale. »

Il CS-LADDH ha anche un’altra ambizione: riunire altre organizzazioni algerine per i diritti umani con sede all’estero. “La diaspora è ancora l’unico elemento che sfugge al regime e gli resiste”osserva Ali Ait Djoudi, presidente dell’associazione Riposte International.

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“Lei è nel suo ruolo storicosottolinea l’attivista Saïd Salhi, rifugiato in Belgio ed ex vicepresidente della LADDH. Durante i momenti difficili durante la guerra d’Algeria [1954-1962]la diaspora aveva preso il sopravvento e aveva permesso al movimento nazionale di emergere vittorioso. Speriamo che, come in passato, questa mobilitazione porti un cambiamento duraturo per l’Algeria. »

Mustafà Kessous

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