dal “No alla guerra” al “No al disboscamento” e contro le bombe a Gaza

dal “No alla guerra” al “No al disboscamento” e contro le bombe a Gaza
dal “No alla guerra” al “No al disboscamento” e contro le bombe a Gaza
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Non conoscevamo Marisa Paredes solo dal cinema e dai suoi iconici Pedro Almodovar. Non solo è stata l’attrice di “Esiste qualche possibilità, per quanto piccola, di salvare ciò che è nostro?” oppure “Oh, Betty, tranne il bere, quanto mi è difficile tutto” da Il fiore del mio segreto che tante volte siamo riusciti a riprodurre con sarcasmo durante gli anni del college. Marisa Paredes era anche l’attrice rossa e vendicativa, colei che un giorno indossava mantello e tunica davanti a Goya – anche i suoi vestiti e la sua acconciatura da grande diva erano molto iconici – e il giorno dopo era a una manifestazione di sinistra ricordando che sì, ormai era una di quelle attrici rispettabili , ma che è nato e vissuto in un piccolo appartamento in Plaza Santa Ana a Madrid (quando non era affatto turistica) e ha dovuto guadagnarsi tutto faticosamente dal basso. E per questo motivo è stata anche la musa ispiratrice dei media di sinistra.

L’attrice era presente manifestazioni fino alla fine. Sottolineava quelle cose che lo infastidivano nelle interviste e poi se ne andava. Quello stesso anno difendeva la salute pubblica, era contro l’abbattimento degli alberi e quello stesso 30 novembre, poco più di 15 giorni fa, era a Puerta del Sol insieme ad altri artisti come Miguel Ríos, Annie B. Sweet e Isabel Ordaz chiedendo la fine dei bombardamenti su Gaza. Ha letto parte di un manifesto che invitava a “fermare le bombe affinché possiamo ascoltare”, sottolineando la denuncia dell’assassinio di bambini e di 137 giornalisti nell’offensiva israeliana.

Riguardo all’abbattimento degli alberi, aveva ricordato in un’intervista a InfoLibre Com’era la Plaza de Santa Ana nella sua infanzia. “Fino ai 16 anni non ci trasferivamo in una casa popolare, quindi quella è la mia piazza, quella che ha visto il mio risveglio nella vita. Era un gioiello quando ero piccola, bellissima, piena di alberi e fontane ovunque. “. Per questo non ha esitato ad opporsi al disboscamento di cui, ha detto, aveva avuto notizia da un tassista.

“Bisogna avere paura dell’ignoranza e del dogmatismo. Bisogna avere paura della guerra”

Ci sono molte altre scene rivendicative dei Paredes se si va all’archivio del giornale. Nel 2023, manifestazione per la difesa dei diritti LGBTIQ+negli ultimi anni è stato in tutti i 8 milioni per i diritti delle donne e più indietro nel tempo, contro la Riforma del Lavoro del 2012, quella del Governo di Mariano Rajoy, dove la vediamo in foto con il regista Benito Zambrano.

E ancora più indietro, forse una delle sue performance più ricordate poiché fu uno di quei momenti che paralizzarono il Paese: il famoso gala Goya nel 2003. ‘No alla guerra’. Quello in cui l’Animal Facility, con Alberto San Juan e Willy Toledo In testa, hanno incitato tutta la Spagna (e soprattutto contro il governo di José María Aznar) a non entrare in guerra in Iraq.

“Questa non è una notte tesa, ma libera. Non dobbiamo aver paura della cultura o dello spettacolo, né della libertà di espressione, tanto meno della satira, dell’umorismo. Bisogna avere paura dell’ignoranza e del dogmatismo. “Devi avere paura della guerra.”ha detto Paredes, dando il via a una di quelle ovazioni del pubblico che non si dimenticano. Allora era la presidente della Film Academy. Pochi giorni dopo lo erano tre milioni che hanno manifestato in piazza contro la guerra.

Nel 2018, l’attrice è tornata sul palco di Goya per collezionare l’unico che ha, ovvero Honor. Sì, nonostante tutta la sua filmografia, non ha altro. E lì disse: “Ripeterei ancora il discorso No alla guerra”. Era abbastanza chiaro.

Marisa Paredes ha fatto sorridere molti di noi. Perché lo avevamo visto quando andavamo tanto al cinema durante gli anni universitari. Perché il suo fisico, il suo modo di vestire e la sua acconciatura ci incuriosivano. Era una di quelle grandi signore del cinema e del teatro vecchio stile. Perché ci sembrava esagerato e melodrammatico. E perché poi era lì, in tutte quelle manifestazioni a cui siamo andati anche noi. C’è una certa immagine della Spagna di un tempo -fine anni Novanta, inizio anni 2000- che sono molto legati alla sua figura. E, per questo motivo, oggi troppe persone sentiranno che qualcosa non c’è più.

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