80 anni fa, all’alba del 16 dicembre 1944, il Terzo Reich lanciò un’offensiva militare su larga scala nelle Ardenne con l’obiettivo di riconquistare il porto di Anversa per impedire il rifornimento delle truppe alleate.
La Battaglia delle Ardenne commemorata per tutto il fine settimana a Bastogne
Il maltempo e l’elemento sorpresa sarebbero stati fatali per i liberatori: colti di sorpresa, non poterono impedire ai carri armati tedeschi di sfondare le loro difese e di precipitarsi verso Saint-Vith, allora centro di comunicazioni strategiche.
L’obiettivo del Führer era quello di riconquistare il porto di Anversa e tagliare in due gli eserciti alleati in modo da poter negoziare un cessate il fuoco separato con il presidente americano Franklin Roosevelt e il primo ministro britannico Winston Churchill.
Quindi lancia in battaglia le sue ultime forze, inviando anche giovani reclute addestrate brevemente al combattimento.
Faccia a faccia, due grandi strateghi militari: il maresciallo Gerd von Rundstedt per la Germania, il generale George S. Patton per gli alleati.
L’ultima possibilità di Hitler, chissà che la sconfitta suonerà la campana a morto per il Terzo Reich, la battaglia che inizia è anche la più grande offensiva a cui i soldati hanno partecipato fino ad oggi.
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I tedeschi sono superiori numericamente (20 divisioni, ovvero circa 250.000 uomini), ma non dominano il cielo (l’aviazione alleata è da tempo padrona dell’aria) e soprattutto soffrono di una grave carenza di carburante, avendo preso il leader sovietico Joseph Stalin sui giacimenti petroliferi della Romania da loro.
All’inizio dell’offensiva le 6 divisioni alleate contavano solo 80.000 uomini.
Molto rapidamente, Bastogne fu riconquistata e circondata. La città, che non costituì mai un obiettivo strategico, rimarrà famosa per l’eroica resistenza dei GI e per le famose “noci” (“nespole!”) che il generale Anthony McAuliffe lanciò ai tedeschi che gli offrivano la resa delle truppe alleate. La Wehrmarcht si precipita verso Saint-Vith, passaggio obbligato verso Anversa, ma anche verso Bruxelles.
Il comandante supremo delle truppe alleate, il generale americano Dwight Eisenhower, capì molto presto la minaccia che gravava sull’unità del fronte alleato. Il 17 dicembre ordinò a tutte le forze corazzate di spostarsi verso il settore minacciato.
Il tempo, fino ad allora esecrabile, tornò ad essere favorevole agli Alleati: l’aviazione poté finalmente decollare. L’assedio di Bastogne terminò il 26 dicembre e durò un’intera settimana. Questa “seconda liberazione” segna la fine delle ultime speranze tedesche: schiacciate dai bombardamenti, subendo pesanti perdite di uomini, si ritirano gradualmente verso il Reno. Il 20 gennaio le truppe della Werhmacht si ritrovarono al punto di partenza. Si conclude così quella che la storia ricorderà come “l’offensiva delle Ardenne”.
In totale, più di un milione di combattenti si scontrarono sul suolo delle Ardenne durante l’inverno del 1944. Questo sanguinoso episodio costò la vita a più di 82.000 soldati alleati sui 560.000 impegnati, mentre 100.000 tedeschi sui 600.000 impegnati non tornarono. Una cifra alla quale bisogna aggiungere anche le circa 2.500 vittime civili belghe. Il ricordo di questa battaglia rimane particolarmente vivo negli Stati Uniti.
Più di 100.000 persone hanno partecipato alle commemorazioni del 75° anniversario della Battaglia delle Ardenne organizzate dalla città di Bastogne nel 2019.