Non era mai caduto un primo ministro dal 1962. La maggioranza dei deputati (331 voti su 288) ha votato, mercoledì 4 dicembre, una mozione di censura contro il governo Michel Barnier, dopo l'attivazione da parte del capo del governo dell'articolo 49 comma 3 della Costituzione: si sono riunite la sinistra del Nuovo Fronte Popolare, il Raggruppamento Nazionale (RN, estrema destra) e i suoi sostenitori dell'Unione dei Democratici per la Repubblica (UDR).
Il Primo Ministro, nominato il 5 settembre a Matignon, ha presentato giovedì le sue dimissioni al Capo dello Stato, ai sensi dell'articolo 50 della Legge fondamentale. Fino alla nomina del successore, gestirà gli affari correnti.
Il Parlamento rischia di non riuscire ad approvare la legge finanziaria (PLF) e la legge sul finanziamento della previdenza sociale (PFLSS) per il prossimo anno prima della fine del 2024, nonostante l’auspicio espresso giovedì alle 19.00 dalla presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet. il microfono di France Inter.
Emmanuel Macron terrà un discorso televisivo, trasmesso questa sera alle 20.00. Quali scelte gli si aprono nei prossimi giorni? Come può il Presidente della Repubblica risolvere questa crisi istituzionale senza precedenti da sessantadue anni?
Il capo dello Stato può nominare una persona di sua scelta alla carica di Primo Ministro…
Diverse voci nella ex maggioranza chiedono a Emmanuel Macron una rapida nomina di un primo ministro, tra cui quella di Yaël Braun-Pivet, invocando, giovedì al microfono di France Inter, la necessità di “Non lasciare che le vacillazioni prendano il sopravvento”.
Diversi nomi vengono già menzionati come possibili successori di Michel Barnier, come quelli del presidente del Movimento Democratico (MoDem) François Bayrou, dell'ex Primo Ministro Bernard Cazeneuve (2016-2017) o Sébastien Lecornu, membro di tutti i governi dal 2017 e ministro uscente delle Forze Armate.
Emmanuel Macron, che ha rifiutato di nominare Lucie Castets, candidata del Nuovo Fronte Popolare, l'alleanza con una piccola maggioranza relativa, a Matignon, è libero di scegliere il primo ministro che desidera.
…ma un nuovo governo rischia di cadere
Ma la RN e La France insoumise (LFI) possono ancora una volta unire le loro voci per ottenere la censura da parte di un governo. “Non siamo d’accordo con il fatto che la politica macronista continui”ha giustificato giovedì la presidente del gruppo LFI Mathilde Panot all'Assemblea nazionale, parlando alla LCI, chiedendo la nomina di un primo ministro del Nuovo Fronte Popolare.
Emmanuel Macron non ha il diritto di esercitare pieni poteri…
La natura tripartita dell’Assemblea nazionale e l’assenza di un voto su un disegno di legge finanziaria e su un disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale entro la fine del 2024 possono consentire a Emmanuel Macron di esercitare poteri eccezionali in applicazione dell’articolo 16 della Costituzione?
Questo testo sembra escludere la validità di tale provvedimento. L'esercizio dei pieni poteri è possibile solo quando “le istituzioni della Repubblica, l’indipendenza della nazione, l’integrità del suo territorio o l’esecuzione dei suoi impegni internazionali sono minacciati in modo grave e immediato e il regolare funzionamento dei poteri pubblici costituzionali è interrotto”. Tali condizioni non sono attualmente soddisfatte, nonostante le difficoltà di bilancio, economiche e sociali che la mancanza di voti per il PLF e il PLFSS potrebbe causare.
Charles de Gaulle è stato l'unico Presidente della Repubblica ad applicare questo articolo, dal 23 aprile al 29 settembre 1961, durante la guerra d'Algeria.
…né sciogliere l’Assemblea nazionale
Nel breve termine, il Presidente della Repubblica non può usare il proprio potere per sciogliere l'Assemblea Nazionale, come ha fatto dopo la sconfitta del suo partito alle elezioni europee di giugno. L'articolo 12 comma 4 della Costituzione impedisce di sciogliere l'Assemblea nazionale nell'anno successivo alle elezioni legislative organizzate a seguito dello scioglimento. In questo caso, le elezioni legislative anticipate si sono svolte il 30 giugno e il 7 luglio.
Il Presidente della Repubblica è costretto a dimettersi
La France insoumise e la RN convergono per esercitare pressioni a favore della partenza di Emmanuel Macron.
Difendendosi dal voler chiedere le dimissioni del presidente della Repubblica, Marine Le Pen, deputata della RN, che si è candidata anche alle ultime tre elezioni massime, auspica tuttavia una situazione del genere.
“Se cade un governo, poi un secondo, poi un terzo, bisognerà porsi la domanda su cosa offre la Costituzione in caso di grande crisi politica e istituzionale. Lo scioglimento, che non è possibile, il rimpasto, che non è opportuno, e le dimissioni del presidente. Non avrà più molta scelta.”stimato il 28 novembre Marine Le Pen al Mondo.
Anche gli ex ministri Jean-François Copé (Les Républicains, LR) e Hervé Morin (Les Centristes) vogliono che Emmanuel Macron si dimetta.
Durante la Quinta Repubblica, iniziata nel 1958, un solo capo di Stato scelse di lasciare l'incarico: de Gaulle, che prese atto del risultato negativo del referendum sulla regionalizzazione e sulla riforma del Senato, nel 1969. Vedeva in questa consultazione lo strumento per confermando direttamente al popolo la legittimità del leader, sul modello dei plebisciti dell'imperatore Napoleone III (Luigi Napoleone Bonaparte).