Al processo per l'assassinio di Samuel Paty, l'attesissimo interrogatorio del padre della studentessa che aveva accusato il professore

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La figlia di quest'uomo aveva mentito dicendo che l'insegnante di storia e geografia aveva mostrato in classe caricature di Maometto. Il cinquantenne è sotto accusa per aver pubblicato sui social messaggi e video incitanti all'odio contro Samuel Paty.

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Pubblicato il 02/12/2024 06:40

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Il tribunale dell'Île de la Cité dove nell'autunno del 2024 si terrà il processo per l'assassinio di Samuel Paty. (FIRENZE STURM/RADIO FRANCIA)

Brahim Chnina è il padre della studentessa che ha mentito sostenendo che Samuel Paty aveva chiesto agli studenti musulmani di lasciare la sua classe prima di mostrare caricature di Maometto, quando sua figlia non era nemmeno presente in classe. Sarà uno degli otto imputati che saranno ascoltati lunedì 2 dicembre. Processato per aver pubblicato messaggi e video incitanti all'odio contro Samuel Paty sui social network, rischia 30 anni di carcere per associazione a delinquere terroristica. Per gli insegnanti, questo genitore di uno studente ha una grande responsabilità nella morte del suo collega.

“Perché sta realizzando un video invece di utilizzare il sistema di messaggistica dell’università o di parlarne direttamente con il professore interessato?”chiede Mathias, un insegnante di inglese del college dove insegnava Samuel Paty. Il padre era andato al college, ma no “necessariamente con la formula appropriata”giudice Mattia. “Quando veniamo al college, ci presentiamo e non veniamo con qualcuno che finge di essere un imam per fare pressione sulla comunità educativa e sul preside”.

Mattia vuole “cerca davvero di capire questo comportamento aggressivo che ha portato il nostro collega a non essere più presente”. Era uno di quelli che accompagnarono Samuel Paty a casa in macchina quando iniziarono le minacce. Come per gli altri insegnanti di stanza al collegio Bois d'Aulne nel 2020, l'attacco gli ha sconvolto la vita.

Charlie ha ancora in mente immagini terribili: il corpo del suo collega, disteso sul marciapiede, pochi secondi dopo l'assassinio. Oggi vorrebbe che il padre dello studente e il predicatore che lo accompagnava rispondessero alle sue domande: «Voglio sapere cosa hanno da dire e se si assumono la responsabilità, almeno in parte, sapendo che quello che risulta a priori dalle loro udienze è che non danno per scontato nulla, anche se così sarà difficile.”

Charlie potrà contare sul sostegno dei suoi colleghi. Dall'inizio del processo questi professori hanno seguito insieme le udienze. Una solidarietà, uno spirito di squadra, che caratterizza questo gruppo da quattro anni.


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