Questo è l'inizio di buone notizie. Nel “Barometro dei decisori” Viavoice-HEC Paris-BFM Business-L'Express, la maggioranza dei francesi (53%) è favorevole ai tagli di bilancio per risanare i conti pubblici piuttosto che all'aumento delle tasse. Infine, un po' di buon senso, in un Paese asfissiato dalla spesa pubblica e dalla medaglia d'oro della contribuzione obbligatoria. Ma il primo ministro sbaglierebbe a esultare troppo frettolosamente. Perché un altro sondaggio, firmato Ipsos-Domenica alla Tribune, rivela che tanti francesi sono pronti a censurare il governo, segno del clima ribelle di fine anno.
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Tenuto sotto tiro da Marine Le Pen e dalle sue truppe, ricattato da una sinistra conquistata dall'irresponsabilità e sostenuto a parole dai tenori della base comune, tutti con gli occhi fissi sul 2027, Michel Barnier è consapevole che i suoi giorni a Matignon sono numerato. Riuscirà a far approvare il suo bilancio? Durerà fino a Natale?
Uscire dall'alto di un vicolo cieco ancora più aperto
Bloccata in una crisi politica senza precedenti da più di sessant’anni, la Francia non deve dimenticare che è riuscita, in passato, a uscire da un’impasse ancora più profonda. Era il giugno del 1958. La Quarta Repubblica stava morendo, in Algeria si diffondeva il clima insurrezionale e si minacciava la bancarotta economica. Chiamato in soccorso, de Gaulle assunse la guida dell'ultimo governo della Quarta Repubblica il 1° giugno e ottenne poteri estesi fino alla fine dell'anno. Proprio quelli che mancano a Michel Barnier, perso nelle trattative negoziali per chiudere un bilancio impossibile. “Si è rinchiuso in un processo negoziale degno della Quarta Repubblica, e questo è un errore: avrebbe dovuto accettare il principio di un governo tecnico”, critica Jean-Marc Daniel, autore di Nuove lezioni di storia economica (Odile Jacob).
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Cosa fece de Gaulle nel 1958? Non solo ha scavalcato i suoi ministri e rappresentanti politici, ma ha chiesto all'economista Jacques Rueff di istituire un comitato di esperti per preparare la ripresa del Paese. Detto, fatto: il 18 novembre 1958 il generale dà il via libera al piano Pinay-Rueff, adottato dal Consiglio dei ministri il 27 dicembre. Criticata da ogni parte a destra e a sinistra, da sindacati e datori di lavoro, questa terapia d'urto si traduce subito in ordinanze, senza l'unzione del Parlamento. Il 30 dicembre 1958, la Francia disponeva di una tabella di marcia, certamente dura – aumento delle tasse, svalutazione, taglio delle sovvenzioni pubbliche, deindicizzazione delle prestazioni, ecc. – ma che le avrebbe permesso di ritornare in surplus di bilancio nel 1959 e di sfuggire alla crisi. supervisione del FMI. Se dobbiamo imparare una lezione, è quella data dal generale de Gaulle nella sua Ricordi di speranza : “Di fronte a tante proteste, mi vedo come il meccanico che, nel film americano, guida il treno senza ascoltare i campanelli d'allarme lanciati dai viaggiatori preoccupati o male intenzionati.” Michel Barnier, è ora di adottare cuffie con cancellazione del rumore!