Il sindacato della sinistra sostenuto dal RN ha vinto una battaglia sulla strada dell'abrogazione della riforma delle pensioni. Con 35 voti favorevoli e 16 contrari della destra e del centro è riuscita a far approvare alla commissione affari sociali dell'Assemblea la sua proposta di ridurre l'età pensionabile da 64 a 62 anni. Il suo testo sarà presentato in emiciclo il 28 novembre, nell'ambito della “nicchia” parlamentare della LFI. Il Raggruppamento Nazionale, la cui proposta simile non è stata sostenuta dalla sinistra alla fine di ottobre, sceglie la “coerenza”, insiste Marine Le Pen, per la quale la sfida è difendere un ritorno alla partenza a 62 anni. Se questa unione innaturale tra la sinistra e l’estrema destra si trasformerà in una settimana con un voto a favore di questo testo, la riforma difesa nel 2023 dal governo di Élisabeth Borne non sarà sepolta. Per i suoi detrattori, il viaggio si preannuncia lungo e disseminato di insidie. Inoltre, dalla sua adozione con 49.3, il testo ha subito diverse offensive. Due mozioni di censura, una delle quali respinta con 9 voti. Due proposte di referendum di iniziativa comune respinte ogni volta dai Saggi. Il gruppo Liot ha dato il suo contributo ma, dopo aver visto il suo testo svuotato di sostanza, ha deciso di ritirarlo. Quanto a quello depositato qualche mese dopo dalla LFI, sarà dichiarato finanziariamente inammissibile. Tutti questi tentativi portarono tuttavia, nel giro di una settimana circa, ad un testo finalmente studiato al Palais-Bourbon. Se il Parlamento lo approverà, dovrà essere discusso al Senato. La Camera alta non sarà certamente favorevole data la sua configurazione. Il governo, contrario a ogni interrogatorio, non offrirà all'Assemblea la possibilità di decidere in ultima istanza. Dovremo quindi aspettarci altri testi, altre navette tra le stanze, addirittura la censura per tornare al punto di partenza.
-
-