TLo shock è stato avvertito e le cose si stanno muovendo velocemente. Una settimana dopo l’elezione di Donald Trump per un secondo mandato alla presidenza degli Stati Uniti, in Europa sta emergendo un nuovo schieramento sotto la minaccia di un accordo russo-ucraino da cui l’Europa sarebbe esclusa. La Polonia sta manovrando per formare un fronte filo-ucraino, insieme ai paesi più motivati. La Francia ha ripreso la sua ricerca per un risveglio strategico europeo. Sullo sfondo, preoccupata per la propria crisi politica e le elezioni anticipate, la Germania sta cercando di immaginare una vita senza gli Stati Uniti, sui quali ha sempre fatto affidamento.
L’altro Donald, il primo ministro polacco Tusk, non ha perso tempo. A Budapest, a margine dei due vertici del 7 e 8 novembre, ha trascorso quasi un’ora con il presidente francese Emmanuel Macron. Ha parlato anche con il primo ministro britannico, Keir Starmer, e con i leader scandinavi. Le loro conversazioni, ha poi detto alla stampa, si sono concentrate su “cosa significherebbe per noi un potenziale ritiro degli Stati Uniti da una politica attiva in Ucraina”.
Per saperne di più Solo abbonati La Polonia chiede all’Europa di svegliarsi dopo la vittoria di Trump
“Noi”: gli europei. Nessuno sa veramente, in questa fase, come funzioni il 47th Il presidente degli Stati Uniti intende risolvere la questione ucraina, come si è impegnato a fare. Ma ciò che i leader europei sospettano è che Trump non abbia intenzione di coinvolgerli in questo accordo, anche se riguarda loro innanzitutto. Sono consapevoli che al di là del destino dell’Ucraina, è in gioco la sicurezza dell’Europa. E nessuno lo sa meglio dei polacchi, educati dalla storia. Sarà, avverte il primo ministro, “una sfida seria per tutti noi”. “Voglio essere chiaro”, gli ha fatto eco Macron martedì, incontrando il segretario generale della NATO Mark Rutte dei Paesi Bassi, “non si deve decidere nulla sull'Ucraina senza gli ucraini, né in Europa senza gli europei”.
Per Tusk, il ritorno di Trump, più unilateralista che mai, preannuncia un “nuovo panorama politico”. I contorni sono già distinguibili. Il primo a comparire è Viktor Orban, primo ministro ungherese e unico europeo a parlare con Vladimir Putin. Si presenta come il leader del campo pacifista, che crede si espanderà, e come l’interlocutore privilegiato di Trump, di cui ha celebrato la vittoria con la vodka.
Reazioni a catena
Orban, infatti, è l’unico a festeggiare apertamente. Altri sono sconvolti, in guardia o, nella migliore delle ipotesi, cauti. Tra gli sconcertati c’è anche la Germania: dopo la perdita della sicurezza energetica con la fine del gas russo nel 2022, dopo la perdita della sicurezza economica con le difficoltà del mercato cinese, ora è il pilastro della sua sicurezza esterna a vacillare, un protettore americano che mercanteggerà sulla sua protezione. Come se ciò non bastasse, la Germania sta ora entrando in una fase politica che la metterà di fatto fuori dai giochi, con lo scioglimento della coalizione del Cancelliere Olaf Scholz e le elezioni previste per il 23 febbraio 2025.
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