LECCE – «L’esonero di Luca Gotti è stata una scelta dolorosa e particolarmente faticosa dal punto di vista umano. Si tratta di una scelta puramente tecnica, figlia di valutazioni sul trend della squadra in questo inizio di campionato». Il presidente Saverio Sticchi Damiani ha spiegato così le ragioni che hanno portato all’esonero di Gotti dalla panchina del Lecce. Il club giallorosso ha stilato un primo bilancio di questa prima parte di stagione e ha ritenuto necessaria un’inversione di rotta. «L’area tecnica ha evidenziato un andamento che ci imponeva una valutazione di questo tipo – ha sottolineato Sticchi Damiani – in questo campionato non voglio avere lo scrupolo di non aver fatto il massimo possibile. La squadra oggi occupa il penultimo posto in classifica, ha una delle peggiori difese e il peggiore attacco. Si è imposta così una riflessione. La situazione però non è per nulla compromessa. La decisione non è legata solo alla classifica del momento, è un tema legato a valutazioni tattiche, rispetto alle quali si è deciso di provare a invertire il trend. Questa scelta dimostra che non vogliamo lasciare nulla di intentato in uno dei tornei più difficili degli ultimi anni. Vogliamo fare il massimo, mettendoci la faccia, sempre ed esclusivamente nell’interesse del club».
Da parte del presidente è arrivato il ringraziamento a Gotti per gli otto mesi alla guida della squadra: «Lo ringrazio per il lavoro svolto. Lo considero un grande artefice della salvezza dello scorso anno. È stato molto doloroso comunicargli la notizia dell’esonero, soprattutto dal punto di vista personale. Ma quando si tratta di dover pensare al bene del Lecce bisogna affrontare anche questi sacrifici emotivi». Sticchi Damiani ha colto poi l’occasione per soffermarsi sulla politica societaria attenta a preservare l’equilibrio economico, sgomberando il campo da equivoci e polemiche: «Nessuno di noi ha preso un euro, ma ha solo investito nella squadra. Le risorse del club vengono utilizzate all’interno del club. Se abbiamo la possibilità di spendere 50 e spendiamo soltanto 10 non significa che mettiamo in tasca l’eccedenza, ma usiamo le risorse per strutturare ulteriormente il club. Oggi siamo una società solida, che potrebbe anche permettersi per un anno di andare all-in, comprando nomi di calciatori senza una logica. Ma poi cosa rimarrebbe? Il bilancio è la maggiore forma di attenzione nei confronti di un tifoso. Significa non pensare a sé stessi ma al futuro del club».
Anche il responsabile dell’area tecnica Pantaleo Corvino ha rimarcato le ragioni dietro la scelta del cambio in panchina: «Dopo dodici giornate abbiamo svolto delle analisi e ciascuno di noi singolarmente ha fatto delle riflessioni. Negli ultimi quattro anni abbiamo sempre avuto un’identità ben precisa, non siamo mai stati in zona retrocessione, non abbiamo mai subito troppi gol, non abbiamo mai avuto la peggiore differenza reti del campionato. Quest’anno dopo dodici giornate ci siamo ritrovati a non vedere più questi aspetti. Ci sono momenti in cui i risultati non ti supportano, ci può stare quando lotti per la salvezza, ma non si può mai perdere l’identità di squadra. Se oltre ai risultati manca l’identità bisogna fare delle riflessioni». Il dirigente salentino si è poi soffermato sulla scelta in estate di sottoscrivere un biennale con Gotti: «Quando fai delle scelte sei sempre convinto di fare la cosa migliore. Così come quando scegli un calciatore e pensi che sia quello giusto, poi non si rivela tale e hai commesso un errore. Ma fa parte del gioco. In quel momento abbiamo pensato che fosse giusto operare in quel modo con il contratto di Gotti. Oggi qualcuno può dire che il biennale è stato un errore, ma gli errori nella vita si possono commettere. Si è trattato di un atto di fiducia da parte nostra, oggi abbiamo preso una decisione diversa da quella che abbiamo fatto in estate». Corvino ha poi parlato dei valori della squadra, difendendo le scelte fatte nel corso del mercato estivo: «Gendrey è stato sostituito con Guilbert. Sono convinto che Guilbert sia di valore pari a Gendrey. Pongracic è stato sostituito con Gaspar, non credo che ci abbiamo rimesso. È stato ceduto Blin e sono arrivati Pierret e Coulibaly. Nell’ultima partita c’erano nove giocatori su undici che erano presenti anche negli scorsi anni, anni durante i quali non siamo mai stati negli ultimi tre posti in classifica. Non voglio dare alibi ai giocatori, sia chiaro. Ma loro non sono macchine, sono uomini che possono sbagliare, così come noi. Ci sforziamo tutti per dare il massimo». Il responsabile dell’area tecnica non ha lasciato trapelare nulla sul nome del prossimo allenatore, anche se tutte le strade portano a Marco Giampaolo: «Al presidente ho detto che vorrei una persona di campo. Dobbiamo intraprendere una strada comune a tutti, altrimenti si va in confusione. Voglio un allenatore che mi dia delle risposte».
Infine, da parte del direttore sportivo Stefano Trinchera è arrivato un appello all’unità dell’ambiente: «Noi conosciamo la nostra reale dimensione. Gli addetti ai lavori ai nastri di partenza del campionato ci considerano sempre come la prima retrocessa. Questo succede ogni anno. Io però non la darei vinta ai disfattisti. Questa piazza ha dimostrato che quando è compatta riesce a sopperire alla differenza di potenzialità con gli altri club. Se si è compatti si riesce a tirare fuori sempre qualcosa in più. Chi ci teme spera che le cose fra di noi vadano male, ma a fine campionato tireremo le somme. Per me però l’unità è un elemento troppo importante. Ripartiamo con un nuovo allenatore e una squadra che ha bisogno del sostegno di tutti».