A la barre
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Interrogata nuovamente dal tribunale, l'ex presidente del partito di estrema destra ha denunciato procedimenti incriminanti e contestato testimoni imbarazzanti, ma ha comunque faticato a sminuire l'accusa.
Marine Le Pen è una politica esperta, che sa riscrivere i fatti a suo vantaggio o svuotarli della loro sostanza. Ha fornito un nuovo esempio, martedì 5 novembre, davanti all'undicesima sezione del tribunale penale di Parigi, al processo contro gli assistenti fittizi del FN (ora RN). Al bar, in completo blu per un “sole on stage” di poco meno di un'ora e mezza con l'aria di una supplica, la leader frontista ha cercato, prima della sua ultima udienza, di svelare uno per uno i “rimproveri” che giustizia gli avrebbe fatto. E questo lei lo considera “sleale”. In realtà, sono alla base di parte delle prove che delineano in questo fascicolo un vasto sistema di malversazione di fondi pubblici, stimato in 4,7 milioni di euro, commesso da anni da lei, dal suo partito e da dirigenti o ex dirigenti del FN. , a scapito dell’Unione europea.
Ma per Le Pen sono soprattutto la prova che l’indagine sarebbe stata condotta esclusivamente contro la Procura, per far cadere il partito di estrema destra. Nei corridoi del tribunale, la figlia di Jean-Marie Le Pen ha cominciato a suggerire ai giornalisti l'idea