Il lavoro è stato lungo, ma l’importanza storica della Collegiata di Balerna lo richiedeva. Dopo vent’anni di pianificazione e quattro di restauri, uno degli edifici ecclesiastici più significativi del Ticino ha accolto i fedeli con una veste completamente rinnovata.
Le diverse fasi del restauro
Per permettere alla comunità di continuare a frequentare la Collegiata dedicata a San Vittore, i lavori di ristrutturazione si sono svolti in diverse fasi. Come ci spiega il direttore dei lavori, l’architetto Raffaele Cavadini«abbiamo iniziato con la casa parrocchiale e proseguito con il palazzo della Nunziatura. Successivamente, abbiamo effettuato i restauri esterni della chiesa e del battistero, la pulizia delle facciate e il rifacimento dei sottotetti e dei tetti. Infine, ci siamo concentrati sugli interni del battistero e successivamente l’interno della chiesa». Queste ultime due fasi non si sono svolte in contemporanea, per consentire ai fedeli di continuare a seguire le celebrazioni. In particolare, i lavori hanno coinvolto il tetto «a causa delle cattive condizioni» e il battistero, «di origine romanica e simile a quello presente a Riva San Vitale: entrambi hanno una pianta quadrata, ma la vasca a immersione presente nel comune lacuale è costruita in un blocco unico di granito scavato, mentre quella a Balerna, da come è emerso da un rilievo georadar, è in muratura». La storica vasca attualmente si trova sottoterra e, «quando il battistero è diventato una cappella, è stato posizionato al suo posto un nuovo fonte battesimale cinquecentesco».
Un impianto di illuminazione museale
Tra i protagonisti del rinnovamento c’è anche il restauratore Andrea Meregalli. Il suo ruolo – insieme all’Ufficio cantonale dei beni culturali che ha accompagnato e sostenuto l’importante opera –, è stato di lavorare sia nel battistero che, in quest’ultima fase, all’interno della chiesa. «Il mio compito è stato quello di restaurare praticamente tutto l’apparato decorativo, come intonaci, stucchi, tinteggiature, dipinti murali e tutti gli elementi lapidei che costituiscono gli altari». I ritocchi di Meregalli hanno reso visibili anche degli angoli antichi nascosti: «Con la pulitura degli stucchi, li abbiamo riportati alla loro condizione primitiva. Nelle due cappelle principali sono stati rimossi gli ultimi strati di tinteggiatura, compresi quelli degli anni 50, per far riemergere i colori semplici settecenteschi, come il grigio chiaro e il bianco avorio. Nelle cappelle laterali, invece, abbiamo mantenuto il restauro compiuto 70 anni fa, poiché era stato modificato così tanto che non era più possibile recuperare la situazione originale».
Il nuovo arredo sacro rispetta le norme stabilite dalla riforma liturgica attuata dopo il Concilio Vaticano II, che prevede che la messa si celebri “ad orientem versus populum”, cioè che il sacerdote non debba necessariamente rivolgere le spalle ai fedeli. Finora, questi arredi erano in marmo di Varenna, ma «questa tipologia di pietra non esiste più – precisa Cavadini –; pertanto, abbiamo optato per il Nero Marquinia, proveniente dalla Spagna». Oltre ai nuovi ambone e altare neri con venature biancastre, «è stato realizzato un seggio in legno di noce ed è stato modificato tutto l’impianto di illuminazione: sono stati installati dei corpi illuminanti museali per esaltare i colori degli affreschi, dato che l’apparato decorativo è di grande importanza».
La messa in eurovisione
Le celebrazioni, cominciate giovedì 24 ottobre con il rito della dedicazione dell’altare, proseguiranno fino al 30 novembre, quando si terrà il Concerto del Coro operistico di Mendrisio. In queste prossime settimane, l’evento che raggiungerà il maggior numero di fedeli sarà la messa di Ognissanti, trasmessa in eurovisione. Questa celebrazione, ci spiega l’arciprete don Gian Pietro Ministrini «coinvolgerà molti bambini. Quando la Ssr organizza queste riprese sceglie il celebrante e il coro che sarà affidato alla Scuola corale della Cattedrale», che quest’anno raggiunge il traguardo dei 40 anni di attività. Sarà anche «un’occasione per spiegare ai bambini le pitture che vedranno risplendere. La chiesa, nel corso dei decenni, era diventata un po’ scura e cupa a causa del riscaldamento ad aria e dei ceri. Ora, in questo scrigno d’arte, si possono ammirare le diverse scuole ticinesi che si sono alternate dall’anno mille fino all’arte barocca del Settecento». Don Ministrini, a chi non ha potuto partecipare ai primi giorni di festa, lancia un invito: «C’è stata molta attesa per il termine di questi lavori. Chi verrà a visitare la chiesa rimarrà davvero impressionato dall’aspetto di uno dei luoghi di culto più belli del Ticino».