Macron e Barnier per un duetto a Bruxelles

Macron e Barnier per un duetto a Bruxelles
Macron e Barnier per un duetto a Bruxelles
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Dovremmo vedere questo come un segno di tempi nuovi post-dissoluzione? Comprendere la fine dell’iper-presidenza, contemporaneamente all’instaurazione di un nuovo tipo di convivenza. Oggi Emmanuel Macron e Michel Barnier saranno a Bruxelles, dove i due potranno incontrarsi, ma probabilmente non si vedranno. Quando il primo si recherà al vertice dei capi di Stato e di governo europei, il secondo parteciperà al pre-vertice dei capi di Stato e di governo membri del PPE, la principale forza politica europea di cui fa parte il suo partito Les Républicains. Un dialogo incrociato che in realtà la dice lunga sulle lotte di influenza tra i due uomini sugli affari europei. Per quello ? Perché per Michel Barnier la politica europea non rientra nella politica estera, ambito riservato al presidente. Al contrario, è un dominio condiviso tra l’Eliseo e Matignon.
Questo giorno speciale in cui ognuno intende restare nel proprio ruolo, come lo immagina, si potrebbe riassumere semplicemente in una frase: il presidente presiede e il governo governa. Solo che mette in luce soprattutto una situazione senza precedenti in cui, è bene ricordarlo, né l’uno né l’altro hanno vinto dopo le ultime elezioni. Quindi entrambi hanno dovuto allearsi in una coalizione che era essa stessa una minoranza.

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Il vertice europeo di oggi a Bruxelles non dovrebbe dare luogo a grandi annunci. Innanzitutto ci sarà la questione dell’immigrazione. Appena cinque mesi dopo l’adozione del primo patto già avviato su questo tema, i leader europei valuteranno la possibilità di un ulteriore inasprimento della politica migratoria, spinto in particolare dai partiti di estrema destra. Ma non solo, visto che diversi governi hanno recentemente alzato la voce. A partire da Germania e Francia per chiedere la semplificazione delle norme in materia di espulsione dei migranti irregolari.
E poi altre due questioni importanti dovrebbero occupare largamente i dibattiti: la richiesta di allentamento della tensione in Medio Oriente da un lato; e il sostegno all’Ucraina dall’altro. Lo stesso Volodymyr Zelenskyj sarà presente a Bruxelles per presentare il suo “piano di vittoria” contro la Russia. O quando il presidente ucraino continua a ottenere il sostegno dei suoi alleati occidentali prima che il suo paese si prepari a entrare nel terzo inverno di guerra contro l’invasore.

La guerra in Ucraina non è l’unico esempio concreto di quanto oggi l’ordine mondiale appaia fragile. La guerra in Medio Oriente è un’altra rappresentazione altrettanto sanguinosa. Questa mattina l’esercito israeliano ha nuovamente emesso diversi ordini di evacuazione nei confronti della popolazione libanese, insieme all’allarme di un imminente attacco, in particolare, nella regione orientale della pianura della Bekaa.
E poi, sempre questa mattina, la Siria ha riferito di un attacco aereo israeliano sulla città portuale di Latakia. Un evento piuttosto raro, in questa roccaforte del presidente Bashar al-Assad, alleato del movimento islamista libanese Hezbollah. Lo Stato ebraico afferma di aver preso di mira i depositi di armi della milizia sciita sul posto.

Per ottenere risparmi sostanziali in Francia, il governo prevede, tra l’altro, di prelevare 5 miliardi di euro dagli enti locali. Quanto basta per far urlare gli eletti, qualunque sia la loro sensibilità politica, che ci ricordano che hanno già dovuto fare molti sforzi gestionali ed economici. E che soprattutto rimpiangono di essere stati individuati come capri espiatori piuttosto che come partner. Ricordiamo che oggi i comuni rappresentano quasi il 70% degli investimenti pubblici in Francia.
Ospite di redazione: Fabien Tastet, direttore generale dei servizi intercomunali Grand Paris Sud Est Avenir ed ex presidente dell’Associazione degli amministratori territoriali di Francia.

Quasi uno studente su cinque in Francia utilizza gli aiuti alimentari. È quanto rivela un barometro realizzato dall’associazione Cop1 e pubblicato questa mattina. Apprendiamo anche che, a causa della mancanza di denaro, il 36% degli studenti salta regolarmente un pasto. Le ragioni sono le bollette energetiche, l’aumento degli affitti e i prezzi dei prodotti alimentari che non diminuiscono o diminuiscono molto poco. All’alba dell’inizio dell’anno accademico, qual è oggi il volto della precarietà studentesca?

In Martinica, dove il caro vita (molto più che in Francia) da un mese e mezzo è causa di crisi nell’isola delle Antille, ieri sera è stato finalmente raggiunto un accordo per abbassare il prezzo dei generi alimentari più consumati prodotti di circa il 20%. Firmato l’accordo tra Stato e distributori. Eppure nulla dice che la soluzione raggiunta al termine del settimo round di negoziati metterà fine alla crisi.

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