Una donna si lava nella vasca da bagno di Adolf Hitler a Monaco. Il fango del campo di Dachau (Baviera), che ricopre ancora i suoi stivali, macchia il tappetino del bagno accanto a lei. Non sa ancora che a 600 chilometri di distanza, in un bunker di Berlino, presto il Führer si suiciderà. Inoltre non sa che questa sua foto passerà alla storia. C’è da dire che di sue foto esistono già migliaia.
Fin dalla sua infanzia, Elizabeth Miller (1907-1977) non ha mai smesso di essere fotografata. Da suo padre, per primo, che la fece posare nuda. Poi dai più grandi fotografi di moda, dopo essere stato avvistato per le strade di New York dal boss di Vogue, Condé Nast, in persona.
A 22 anni parte per Parigi, determinata a imparare la fotografia insieme a Man Ray. Si è creata un posto presso l’artista americano, che ne ha fatto la sua allieva, la sua musa ispiratrice e la sua amante.
Nel corso degli anni, la donna che ora si fa chiamare “Lee” – uno pseudonimo misto, che le permetteva di non rivelare subito il suo genere – ha acquisito una solida esperienza nella fotografia, ispirata dai suoi amici surrealisti. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la donna che viveva a Londra con l’artista Roland Penrose offrì i suoi servizi all’edizione britannica della rivista Vogue. Fu mentre fotografava il Blitz (settembre 1940 – maggio 1941) che mosse i primi passi come fotoreporter.
“Ha cambiato la sua vita in molte occasioni”
Ma Lee Miller vuole andare oltre e testimoniare la lotta degli Alleati per liberare l’Europa. Accreditata dall’esercito americano, parte per il continente, dove fotografa il bombardamento di Saint-Malo (Ille-et-Vilaine), prima di seguire l’avanzata delle truppe verso Est, fino ai campi di concentramento di Dachau e Buchenwald (Turingia , Germania centro-orientale). Lì si confronta con l’indicibile…
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