Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau desidera estendere la durata della detenzione amministrativa dei migranti irregolari fino a 210 giorni, spiega in un’intervista pubblicata mercoledì da Le Figaro Magazine.
“La nostra mano non deve tremare”
“Per gli atti terroristici la legge francese prevede già un periodo fino a 210 giorni. Per i crimini più gravi non dobbiamo tremare la mano, dobbiamo arrivare a 180 giorni, o anche a 210 giorni”, ha detto Bruno Retailleau al settimanale.
Fissata inizialmente a 10 giorni nel 1993, la durata nei centri di detenzione amministrativa (CRA) è stata aumentata “eccezionalmente” a 90 giorni con la legge Collomb del 2018 e a 210 giorni, ovvero circa sette mesi, in materia terroristica. “Ciò richiede l’approvazione di una legge, ma ognuno si assumerà le proprie responsabilità davanti al popolo”, ha aggiunto il ministro, che ha una linea dura sull’immigrazione.
Ha inoltre indicato che chiederà “ai prefetti di ricorrere sistematicamente contro il rilascio di un CRA, anche se tale ricorso non è sospensivo”. Uno straniero può infatti ricorrere entro 48 ore al giudice delle libertà e della detenzione contro il suo collocamento da parte del prefetto.
Il nuovo inquilino di Place Beauvau vuole anche condizionare la “politica dei visti sul rilascio delle carte consolari”, documento essenziale per rimandare uno straniero nel suo Paese d’origine, indicando che “dialogherà” con il ministro degli Esteri. Questa strada era stata menzionata il giorno prima dal Primo Ministro nel suo discorso di politica generale.
Visti: “troppo generosi”
Ritenendosi “troppo generoso, senza essere pagato in cambio”, Bruno Retailleau ha affermato che nel 2023 la Francia ha rilasciato 238.750 visti per il Marocco ma ha ottenuto solo “725 lasciapassare”. L’Algeria ha ottenuto 205.853 visti e “ha ripreso solo 2.191 dei suoi cittadini”, secondo il ministro.
Nel mirino del ministro ci sono anche le associazioni che operano in questi centri e che hanno il compito di fornire assistenza legale e sociale ai detenuti. Egli desidera trasferire questa competenza all’OFII (Ufficio francese per l’immigrazione e l’integrazione) e non alle associazioni, “che sono giudice e parte”, ritiene.