di cosa stiamo parlando?

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Tra il 2004 e il 2016 il Partito della Fiamma avrebbe sottratto fondi europei destinati agli assistenti parlamentari dei suoi deputati. In tutto, ventisette persone, ex deputati europei come Marine Le Pen, ex assistenti parlamentari ma anche contabili del partito e il suo tesoriere, vengono deferite al tribunale penale di Parigi nell’ambito di questa vicenda di presunti posti di lavoro fittizi, in cui il Parlamento europeo Il Parlamento è diventato parte civile.

I fatti di cui sono accusati

L’Rassemblement National e i diretti interessati sono accusati di aver messo in atto tra il 2004 e il 2016 un “sistema” per deviare le buste assegnate dal Parlamento europeo a ciascun deputato per pagare i propri assistenti parlamentari (21.000 euro al mese). Secondo questo presunto sistema, i posti di lavoro fittizi sarebbero aumentati a partire dal 2014, avendo il Raggruppamento Nazionale vinto le elezioni europee quell’anno e vedendo il suo numero di deputati aumentare da 3 a 24.

Il Parlamento europeo stima il danno totale a quasi 7 milioni di euro.

Secondo diverse testimonianze raccolte in particolare da MediapartMarine Le Pen avrebbe poi chiesto agli eletti del RN di assumere un solo assistente parlamentare per sostenerli nel loro lavoro e di lasciare il resto della dotazione a disposizione del partito, allora in grandi difficoltà finanziarie, per rimpinguare le sue casse. Alcuni assistenti ufficialmente assegnati ad un deputato RN non avrebbero quindi lavorato per loro (o difficilmente) in realtà. Il Parlamento europeo, parte civile, ha rivalutato il danno totale in questo caso nel 2018 in 6,8 milioni di euro, per gli anni dal 2009 al 2017.

Quasi dieci anni di indagini

L’indagine iniziò l’anno successivo, nel marzo 2015. L’allora presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, avvertì il ministero della Giustizia francese di una possibile appropriazione indebita di fondi versati agli eurodeputati e, allo stesso tempo, sequestrò l’Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode).

“Disappropriazione indebita di fondi pubblici”.

Alla fine del 2016, le indagini sui sospetti di impiego fittizio di assistenti degli eurodeputati della RN sono state affidate a due giudici investigativi finanziari parigini. Pochi mesi dopo, nel giugno 2017, dopo diversi rifiuti di comparire davanti ai giudici, Marine Le Pen è stata accusata di “abuso di fiducia” e “complicità”, accuse poi riclassificate come “appropriazione indebita di fondi pubblici”. I magistrati responsabili delle indagini chiuderanno le indagini a settembre 2021.

L’8 dicembre 2023 i giudici hanno rinviato il RN e i 27 imputati al tribunale penale di Parigi. Nell’atto d’accusa depositato due mesi prima, la Procura di Parigi ritiene che “era stato messo in atto un vero e proprio sistema per far sì che il Parlamento europeo sostenesse una parte dei costi di funzionamento del Fronte Nazionale attraverso il pagamento degli stipendi di un numero crescente di suoi dipendenti .

Cosa rischiano gli imputati?

Accuse contestate dai vertici del RN, che ritengono che il processo, che dovrà durare quasi due mesi, fino al 27 novembre, gli darà “finalmente l’opportunità” di difendersi nel merito”, “e di far valere la (sua) argomenti di buon senso”. Gli imputati rischiano una multa di un milione di euro e una pena massima di dieci anni di reclusione, per motivi di “appropriazione indebita di fondi pubblici” e “complicità”.

Al centro del caso, anche Marine Le Pen, che contesta i fatti e si presume innocente come gli altri imputati, rischia una pena di ineleggibilità fino a dieci anni. Una minaccia che pesa sulle ambizioni del presidente del gruppo Raggruppamento Nazionale all’Assemblea Nazionale per una quarta candidatura alle elezioni presidenziali del 2027.

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