L’accordo ottenuto alla COP29 lascia il sapore di incompletezza

Pubblicato il 24 novembre 2024 alle 19:33 / Modificato il 24 novembre 2024 alle 20:51

È un contratto da… 1.300 miliardi di dollari all’anno. Pochi impegni possono rivaleggiare con l’accordo sul clima raggiunto alla COP29, nelle prime ore di domenica. Ma dopo i doverosi riconoscimenti, appena suonato il martelletto di chiusura del convegno, molti volti erano grigi nei corridoi dello stadio olimpico di Baku. L’importo – almeno teorico – destinato a consentire ai paesi del Sud di affrontare le conseguenze del riscaldamento globale e di decarbonizzare le proprie economie potrebbe sembrare astronomico. Ma, dopo diversi giorni di crescenti tensioni e di recriminazioni sempre più accese, i danni sembrano molto più grandi dei guadagni. Per dirla semplicemente: la fiducia non c’era più.

Perché, come hanno ammesso quasi candidamente alcuni funzionari occidentali, non è questa cifra (1,3 T per “trilioni”, in inglese), ad essere davvero significativa, anche se compare nel testo dell’accordo. La cosa principale? I 300 miliardi di dollari all’anno che i paesi occidentali si sono impegnati a fornire direttamente, sotto forma di donazioni o prestiti a tasso agevolato. “È su questo importo che si sono svolte le trattative più difficili”, ammette un capodelegazione.

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