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Il creatore di Sarco “inorridito” dalle voci sulla morte in Svizzera

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Stupore, lo scorso 23 settembre. Abbiamo poi appreso che per la prima volta al mondo era stata utilizzata la controversa capsula di assistenza al suicidio Sarco, in una foresta a Sciaffusa. Una donna americana di 64 anni ha scelto di utilizzare questo dispositivo basato sull’asfissia da azoto. “Ero felice che questa donna potesse sperimentare la morte pacifica che desiderava”, commenta Philip Nitschke, inventore della capsula e capo dell’organizzazione che ne promuove l’uso, The Last Resort.

Quasi due mesi dopo questa morte controversa e gli arresti che ne seguirono – senza alcuna autorizzazione – Philip Nitschke ha parlato per la prima volta alla stampa svizzera, mercoledì sulla “NZZ”.

Questo australiano di 77 anni resta fermo, fedele alla sua lotta, a volte considerata radicale, per il diritto di scegliere la propria morte, ma si dice molto sorpreso dalle reazioni delle autorità svizzere. Ricordiamo che l’avvocato a capo della sezione svizzera dell’organizzazione è ancora oggi in carcere.

“Sembra che all’improvviso la Svizzera abbia paura del suo ruolo pionieristico a livello mondiale”, afferma Philip Nitschke a proposito del suicidio assistito. L’attivista si dichiara più che sorpreso dall’incarcerazione ancora in corso del suo collaboratore. “Sono profondamente turbato da quanto sta accadendo. Sapevamo che ci sarebbe stata un’indagine, è normale. Ma eravamo e siamo convinti che tutto ciò che facciamo sia pienamente conforme al diritto svizzero. Ma quando si è sparsa la voce che la procura di Sciaffusa stava indagando sul sospetto di omicidio intenzionale, sono rimasto inorridito.”

Queste “voci”, da prendere al condizionale, sarebbero tracce di strangolamento che sarebbero state rinvenute sul collo del defunto, e quindi di un possibile intervento nella capsula. Philip Nitschke li spazza via. Il settantenne spiega di aver seguito il processo a distanza, grazie a una telecamera collocata nell’installazione: “Dal momento in cui la donna è entrata nel Sarco fino all’arrivo della polizia, nessuno ha aperto il coperchio”, racconta al quotidiano tedesco. .

Per il resto, in un’intervista recentemente pubblicata sui social network, l’australiano ha spiegato che la sua capsula è stata sequestrata dal tribunale di Sciaffusa. Ma la sua organizzazione ne sta attualmente realizzando uno nuovo: sono stampati in 3D. Promettendo però di non prendere in considerazione l’utilizzo in Svizzera.

Lui conferma queste affermazioni alla “NZZ” e giura che aspetterà la decisione dei tribunali di Sciaffusa prima di prendere in considerazione un secondo utilizzo nel nostro Paese. Ma si dice tranquillo: «Le indagini possono avere un solo risultato: che la Sarco non viola nessuna legge svizzera».

Philip Nitschke intende però continuare la sua lotta. «Ci ​​sono altri posti in cui potremmo portare il Sarco. Ad esempio in Finlandia, dove secondo i nostri avvocati non esiste una legge specifica che vieti il ​​suicidio assistito”, spiega.

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