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i maggiori emettitori di carbonio rimangono radicati nei loro privilegi

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(Agenzia Ecofin) – Lunedì 11 novembre si è aperta a Baku, capitale dell’Azerbaigian, la 29esima edizione.e Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP29). Ci si aspetta che i leader mondiali discutano la questione della definizione di regole chiare sulla direzione da seguire per rafforzare l’azione per il clima.

Al termine della prima giornata di negoziati della COP29, notiamo in particolare che i dissensi tra paesi sviluppati e in via di sviluppo minano ogni reale ambizione di lottare contro il cambiamento climatico. Per questa edizione, i paesi ricchi appaiono più determinati che mai a difendere i propri interessi economici e strategici, anche a costo di bloccare qualsiasi consenso.

La possibilità che gli Stati Uniti, con la nuova amministrazione Trump, facciano marcia indietro rispetto ai propri impegni climatici sta alimentando il dibattito e sollevando timori di un effetto domino tra gli altri principali emettitori di gas serra. Una prospettiva che preoccupa molti delegati, anche se i disastri naturali colpiscono sempre più duramente, dal sud degli Stati Uniti alla costa spagnola passando per l’Africa.

I negoziati sui finanziamenti per il clima, particolarmente cruciali per i paesi più esposti, sono già caotici. I paesi del Golfo e quelli della regione del Mar Caspio, che continuano a vedere i combustibili fossili come un pilastro delle loro economie, rifiutano di prendere in considerazione qualsiasi misura che possa limitare la loro produzione di petrolio e gas. Preferiscono in particolare concentrare il dibattito sugli aspetti finanziari dei precedenti accordi, rinviando a tempo indeterminato l’abbandono dei combustibili fossili.

L’Unione Europea e i piccoli Stati insulari hanno chiesto di dare seguito agli impegni della COP28, in particolare sull’uscita dal carbone, dal petrolio e dal gas. Ma i paesi produttori di combustibili fossili, guidati dagli Stati del Golfo, stanno spingendo per limitare le discussioni alle questioni finanziarie, rifiutando qualsiasi misura restrittiva sulle loro industrie.

Nel frattempo, organizzazioni ambientaliste come Greenpeace Africa temono che questo vertice si concluda senza impegni concreti a favore dei paesi africani. Stanno pagando un prezzo pesante, con siccità e inondazioni che minacciano la sicurezza alimentare ed economica di milioni di persone. Questo blocco delle grandi potenze di fronte alle richieste dei paesi in via di sviluppo rischia di compromettere l’obiettivo principale di questa COP: stabilire un nuovo obiettivo di finanziamento per il clima che dovrà sostituire quello di 100 miliardi di dollari all’anno che rimane ad oggi molto al di sotto dei bisogni . vero.

Olivier de Souza

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