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Lo studente arrestato dopo essersi spogliato a Teheran è stato trasferito in un “centro di cura specializzato”, secondo l'ambasciata iraniana a Parigi

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Lei giustifica questo trasferimento, denunciato dalle ONG, con la “fragilità psicologica” della studentessa, che protestava contro il modo in cui era stata trattata dai miliziani.

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Pubblicato il 06/11/2024 20:42

Aggiornato il 06/11/2024 20:42

Tempo di lettura: 2 minuti

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Un manifestante tiene in mano un cartello “Femme Vie Liberté” a sostegno dello studente iraniano arrestato, a Parigi, il 5 novembre 2024. (ERIC BRONCARD/HANS LUCAS/AFP)

Lo studente iraniano arrestato sabato a Teheran dopo essersi spogliato in pubblico “trasferito in ambulanza dai servizi di emergenza sociale a un centro di assistenza specializzato”ha annunciato mercoledì 6 novembre l'ambasciata iraniana a Parigi in un comunicato stampa. “Lo studente in questione soffre di fragilità psicologica”giustifica l'ambasciata, che non specifica il nome dello stabilimento.

All'inizio della giornata, il ministro iraniano della Scienza, della ricerca e della tecnologia Hossein Simaei ha chiamato“immorale” il comportamento della giovane, senza dare alcuna indicazione sulla sua sorte.

Questa studentessa della prestigiosa Università Azad di Teheran è stata arrestata sabato dopo essersi spogliata in mutande, per protestare, secondo i gruppi di attivisti che hanno rivelato il caso, contro le molestie degli agenti di sicurezza che l'accusavano di non rispettare il rigoroso abbigliamento islamico codice, che impone in particolare l'uso del velo.

Nei video diventati virali, la si vede camminare lentamente davanti allo stabilimento, in mutandine e reggiseno, prima di essere caricata brutalmente in macchina da uomini in abiti civili.

L'ONG Amnesty International ha riferito martedì sera su X “Informazioni allarmanti” sul trasferimento dello studente in un ospedale psichiatrico e lo ha ricordato “le autorità iraniane equiparano il rifiuto del velo obbligatorio a un 'disturbo mentale' che richiede 'trattamento'”.

La studentessa, madre di due figli e separata dal marito, “una volta guarita, riprenderà gli studi all’università” se l'establishment lo accetta, aggiunge il comunicato dell'ambasciata, insistendo sul fatto che lo è “una questione privata”.

Il capo della diplomazia francese, Jean-Noël Barrot, ha assicurato che Parigi “seguito con attenzione” il suo caso. Martedì si è tenuta a Parigi, vicino al Pantheon, una manifestazione a sostegno dello studente, su appello delle organizzazioni femministe.


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